Nel 2021 nel nostro Paese si sono spesi 111,17 miliardi di euro nel gioco d’azzardo legale. Numeri in crescita rispetto al 2019 anche a causa del gioco online, che con la pandemia è quasi raddoppiato.

Dopo un 2020 segnato dalla pandemia da Covid-19, con 111,17 miliardi di euro il volume di affari del gioco d’azzardo nel 2021 è tornato ai livelli prepandemici. A dirlo è la “Relazione Libro Blu 2021” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), un documento che ogni anno riporta i dati principali sul mercato del gioco d’azzardo legale in Italia.

A causare questa risalita è stata anche la pandemia. Non solo perché, come puntualizzato su Linkiesta, il gioco d’azzardo ha sempre prosperato nei momenti di crisi, visto che fare scommesse crea un’illusione di guadagni facili che fanno particolarmente presa nei momenti di crisi economica e sociale. Ma anche perché i lockdown dovuti alla pandemia da Covid-19 hanno potenziato il ruolo del gioco online, rendendo le scommesse ancora più accessibili.

La diffusione del gioco d’azzardo in Italia

L’anno scorso in Italia si sono spesi complessivamente 111,17 miliardi di euro in gioco d’azzardo, per una spesa pro-capite pari a 2.229 euro. Si tratta del 21% in più rispetto ai valori del 2020 (anno influenzato dai lockdown e dalla chiusura delle sale da gioco per contrastare la pandemia da Covid-19), ma in linea con i valori del 2019, quando la spesa complessiva ammontava a 110,46 miliardi.

Sul totale della ‘raccolta’, cioè le puntate complessive effettuate da tutti i giocatori, la rete fisica di gioco pesa per il 39%, per un valore di circa 44 miliardi di euro. Sulla rete fisica le modalità di gioco più diffuse sono le slot machine e le videolottery (41% di tutte le giocate), mentre le lotterie e le lotterie istantanee (ad esempio i Gratti e vinci) rappresentano il 27% del totale, seguite dal Lotto (18%).

La crescita del gioco online

Nel 2019 il gioco d’azzardo online rappresentava il 33% di tutte le giocate. Nel 2021, questa quota è arrivata al 61%. Un volume quasi raddoppiato in appena due anni. Nel report dell’Adm si parla di “effetto Covid” per sottolineare come la pandemia da Covid-19 abbia accelerato moltissimo la crescita del gioco d’azzardo online, che l’anno scorso è arrivato a valere 67,17 miliardi di euro.

Tra le tipologie di gioco più interessanti per i giocatori online spiccano i Giochi a base sportiva, che lo scorso anno hanno coinvolto quasi il 30% di tutti i giocatori online, seguiti dai ‘Giochi di carte organizzati in forma diversa dal torneo e i Giochi di sorte a quota fissa” (14%) e dal ‘Poker cash online” (12,5%).

Secondo i dati diffusi nel 2021 dall’Istituto superiore di sanità, inoltre, solamente nel corso del 2020 sono stati attivati 4 milioni e 277 mila conti di gioco su piattaforme online, sono stati puntati 40 miliardi e 50 milioni di euro e sono stati persi 2 miliardi e 356 milioni, con una media di 670 euro lasciati al banco digitale.

L’aumento delle attività illegali

La pandemia non ha avuto solo un impatto sul numero di controlli effettuati. Se infatti durante i lockdown che hanno caratterizzato il 2020 e il 2021 si è registrata una crescita del gioco online, nel Rapporto Lottomatica – Censis sul gioco legale si evidenzia anche un forte aumento di quello illegale controllato dalla criminalità: “Se nel 2019 il valore del gioco illegale era stimato in circa 12 miliardi di euro, nel 2020 è salito a 18 miliardi (+50%) e nel 2021 rischia di andare oltre i 20 miliardi di euro”.

Parallelamente alla crescita delle attività illegali sono aumentate anche le attività di contrasto delle forze dell’ordine: “tra inizio del 2020 e l’aprile 2021 ogni 3 giorni è stata scoperta una sala clandestina”, si legge nel report, “145 sono le inchieste condotte dalle forze dell’ordine, mille le persone denunciate (493 del 2019)”. L’ultimo Rapporto della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), inoltre, nota che il gioco d’azzardo è un settore di particolare interesse per le mafie, visto che si tratta di una “fonte primaria di guadagno verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura e uno strumento che ben si presta a qualsiasi forma di riciclaggio”.

Quando il gioco diventa patologico

Nonostante le dimensioni del volume d’affari, in Italia sono solo 40mila i giocatori patologici che si sono rivolti ai Servizi per le Dipendenze. Un numero troppo basso, che porta a supporre che la maggior parte dei giocatori patologici non stia ottenendo l’aiuto necessario per affrontare la ludopatia. Una dipendenza che dal 2017 rientra tra i disturbi previsti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè quelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale fornisce a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket.

Nello studio “Il Gioco d’azzardo in Italia 2021”, realizzato dall’osservatorio Nomisma, si legge che durante lo scorso anno il 9% dei giocatori ha sviluppato degli atteggiamenti considerati “problematici”, con sintomi che hanno avuto ricadute negative “sia sulla sfera psico-emotiva (ansia, agitazione, perdita di controllo) che su quella delle relazioni (famiglia, amici, scuola)”. Particolarmente problematico sarebbe inoltre l’11% dei giocatori più giovani. Emerge un profilo tipico del giocatore a rischio che, secondo il rapporto Nomisma, sarebbe “maschio, maggiorenne, frequenta istituti tecnici o professionali con rendimento scolastico insufficiente, residente al Sud, con familiari o amici anch’essi giocatori”.

Avviso Pubblico, associazione nata per riunire gli Amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica, denuncia la scarsa efficacia delle misure volte a contrastare il gioco d’azzardo in Italia, spesso a causa di un’eccessiva frammentazione delle regole e dei limiti previsti dalle Regioni e perfino dai singoli Comuni. In collaborazione con Bper Banca, Avviso Pubblico ha promosso il progetto “La trappola dell’azzardo”: si tratta di una serie di incontri che si terranno in cinque città italiane con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sui rischi del gioco d’azzardo, con particolare riferimento alla popolazione più giovane.

Source link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *