Mancano ormai poche ore all’avvio dell’esame di Stato. Tra ansie e preoccupazioni insegnanti e famiglie devono sostenere i ragazzi evitando di derubricare a “normali” le paure legate alla prova. Ne abbiamo parlato con una psicologa.

“Ci siamo passati tutti”, “non serve a niente stare in ansia, dopo ci riderai su”. Quante volte sarà capitato di sentire frasi come queste parlando di esame di Maturità? Almeno una volta nella vita ci si è sentiti in diritto di sminuire lo stress che i maturandi avvertono a poche dall’inizio delle prove. Eppure, non c’è più nulla di più sbagliato.

L’esame rappresenta, infatti, la prima grande prova della vita nel percorso professionale di un giovane: si viene valutati, bisogna restare concentrati, dare una buona impressione, preoccuparsi di come presentarsi vestiti e pettinati. Questo perché durante l’intero percorso scolastico si è abituati a seguire delle regole ma per la primissima volta non sono solo le regole dell’istituto a farla da padrone, subentrano una serie di dinamiche che appartengono al mondo degli adulti. Ne è convinta la dottoressa Daniela Oliveri, psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta nonché consulente e perito forense che ha spiegato ad upday in che modo supportare i giovani che a breve inizieranno l’atteso e temuto tour de force.

Cosa può rappresentare l’esame di maturità per un adolescente?

La Maturità per un adolescente è un vero e proprio rito di passaggio. Si sta chiudendo un ciclo di cinque anni dove si è entrati poco più che bambini e da cui si esce giovani adulti. L’esame di Maturità è atteso ma temuto, amato e odiato. Non è solo una performance, ma un bilancio che si fa con se stessi con il cuore e la mente che per la prima volta si avverte essere già è in parte altrove, proiettate nel futuro”.

In che modo i genitori possono aiutare i figli maturandi a gestire lo stress?

“I genitori dovrebbero affiancare, sostenere, ma mai sminuire il maturando che manifesta preoccupazione e ansia per la prova che si avvicina. Soprattutto è fondamentale che i genitori non facciano confronti con altri (cugini, amici di famiglia, esperienze personali, nda), non dovrebbero esprimere giudizi ma piuttosto accogliere con empatia la valanga travolgente di emozioni che sta investendo il proprio figlio”.

Cosa possono fare i professori in sede d’esame per trasmettere tranquillità pur nella severità del momento?

“La commissione d’esame, che quest’anno torna ad essere mista: interna ed esterna, con serietà e con grande apertura dovrebbe comprendere l’unicità del percorso effettuato dal ragazzo in questi cinque anni. È importante la gestione e la qualità della performance nel momento specifico ma, come noto, è fondamentale che ogni commissione incontri, oltre lo studente, la “persona”. Così facendo il momento dell’esame potrà essere significativo per i professori della commissione che dovranno valutare il ragazzo ma anche per lo studente stesso che potrà portare con sé il ricordo di questa esperienza che non sarà soltanto legata al dare un voto”.

Cosa significa il voto finale per un adolescente?

“L’ansia della Maturità è spesso legata anche al voto finale. Gli studenti avvertono, infatti, il peso di quel numero che in qualche modo resta legato alla persona per tutta la vita. Purtroppo, sappiamo che i numeri quando tesi alla valutazione possono rappresentare un problema. Lo vediamo a scuola quando il 5 e mezzo preso all’interrogazione ha un impatto completamente diverso rispetto a un 6-. Cambia così poco ai fini del voto ma così tanto nella percezione. All’esame di Stato accade esattamente la stessa cosa: un 89 può far male e un 90 no, un 79 può creare delusione e un 80 no. Gli insegnanti dovrebbero in tutti e cinque gli anni di studio spiegare che quel voto è solo un numero che non dice chi sei”.

Un discorso che però potrebbe non valere per tutti?

“È vero, il voto della Maturità può pesare in maniera diversa ma con delle costanti. Può far male allo studente che decide di non proseguire gli studi perché quello sarà l’ultimo voto di sempre, può pesare a chi decide di continuare con l’università perché gli sarà chiesto tante e tante volte qual è stato”.

Che consigli possiamo dare agli studenti?

“Ai ragazzi mi sento di dire che Rita Levi Montalcini alla scuola media non brillava in matematica e fisica, non aveva pagelle eccellenti. La scuola è fondamentale ma è solo una parte della vita, c’è sempre modo e possibilità di riscattarsi nel lavoro sia che la Maturità ci abbia dato un 70 che un 100. La vita è qualcosa di stimolante che riserva immense sorprese, ai giovani dunque dico di affrontare l’esame per ciò che è, una prova importante, ma di tenere presente che il meglio per affermarsi deve ancora venire”.

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