Negli Usa, ma anche nel resto del mondo, si guarda con preoccupazione a quanto è successo alla Silicon Valley Bank, la più grande banca a fallire dalla crisi del 2008. Ecco cosa sta succedendo.

Il dipartimento per la protezione finanziaria e l’innovazione della California ha chiuso la Silicon Valley Bank (Svb), un istituto di credito specializzato nel finanziamento di start-up e diventato la 16esima banca americana per dimensione di asset. Come scrive il New York Times, si tratta della più grande banca a fallire dalla crisi del 2008.

Gli ultimi avvenimenti

Con sede a Santa Clara, in California, la Silicon Valley Bank si era specializzata nel settore della tecnologia, facendo affari principalmente con clienti con fondi di venture capital o società di private equity. Questi ultimi, alle prese con molte difficoltà tra il rialzo dei tassi di interesse e le turbolenze nel settore tech, negli ultimi mesi hanno prelevato molto denaro dai propri conti. La crisi finanziaria dell’istituto si è aggravata quando le azioni sono crollate dopo l’annuncio di Svb Financial di voler procedere a un aumento di capitale da 2,25 miliardi di dollari a seguito di una perdita netta di 1,8 miliardi e la decisione della ‘cripto-banca’ Silvergate Capital di chiudere le operazioni. Il tentativo di raccogliere liquidità da parte di Svb è fallito e il titolo è precipitato.

In poche parole, la banca non era più in grado di far fronte ai massicci prelievi dei suoi clienti, principalmente operatori tecnologici, e i suoi ultimi tentativi di raccogliere liquidità non hanno avuto successo. Le autorità statunitensi hanno quindi ufficialmente preso possesso della banca, in un’operazione simile al commissariamento, affidandone la gestione all’agenzia americana preposta alla garanzia dei depositi.

I vertici avevano venduto le loro azioni

Due settimane prima che Svb finisse nel baratro della bancarotta, l’ad Greg Becker aveva venduto 12.451 azioni della banca per un valore di oltre tre milioni e mezzo di dollari. E il direttore finanziario Daniel Beck aveva venduto duemila azioni per un valore complessivo di 575 mila dollari. Le due operazioni sono arrivate prima del commissariamento, deciso ieri, che ha fatto crollare il titolo, passato da 287 dollari circa a 39,49 di oggi. Il Ceo, che nelle ultime ore ha cercato di rassicurare gli investitori, garantendo la presenza di una “liquidità di alto livello” nei depositi, ma intanto lui ha mostrato di essere il primo a non credere nel futuro di Svb. Becker ha ceduto le sue quote il 27 febbraio e acquistato opzioni per un valore di 1,3 milioni.

Cosa succede ora

La Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) è stata nominata come curatore fallimentare e ha creato una nuova banca, la National Bank of Santa Clara, che detiene i depositi e le altre attività di quella fallita. Lunedì, 13 marzo, dovrebbero riaprire le 17 filiali della banca, con sede in California e Massachusetts, per consentire ai clienti di prelevare fino a 250mila dollari a breve termine, l’importo solitamente garantito dalla Fdic. 

Perché è importante

Il fallimento della Silicon Valley Bank avviene poco dopo il crollo di Silvergate Capital e non è una notizia importante solo per le dimensioni dell’istituto. L’annuncio di Svb di voler raccogliere rapidamente capitali per far fronte ai massicci prelievi ha infatti riacceso i timori sulla forza del settore bancario nel suo complesso, soprattutto con il rapido aumento dei tassi di interesse che sta abbassando il valore delle obbligazioni nei portafogli. Oltre a Svb, hanno accumulato perdite anche le quattro maggiori banche statunitensi e diversi istituti europei. “Quando le banche subiscono perdite finanziarie è motivo di preoccupazione”, ha commentato la segretaria al Tesoro Janet Yellen, aggiungendo tuttavia che “il sistema bancario rimane resiliente e le autorità di regolamentazione dispongono di strumenti efficaci per affrontare questo tipo di eventi”.

La storia della Svb

Svb nacque negli anni Ottanta durante una partita a poker tra due investitori e amici, Bill Biggerstaff e Robert Medaris. Il primo ufficio venne aperto nel 1983 a San Jose, in California. Due anni dopo venne aperto quello di Palo Alto. Da allora è stata una scalata senza ostacoli. La banca è diventata il riferimento per migliaia di startup e dei Big Tech, prima finanziando progetti con capitale a rischio, poi diventando un approdo solido per finanziare progetti ormai affermati. Nell 1988 l’ingresso in Borsa, con una raccolta iniziale di sei milioni di dollari. Due anni dopo l’apertura della prima filiale nella costa est, vicino a Boston. Quarant’anni dopo una mano di poker andata male può portare alla dissoluzione di un progetto finanziario unico, con effetti a catena difficilmente ipotizzabili.

Fonte Agi

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