Il riscatto della laurea permette ad alcuni di anticipare la pensione, pagando per conteggiare i propri anni di studio come contributi versati. Ma le cifre sono molto alte e non sempre riscattare quegli anni è vantaggioso per i lavoratori e neolaureati. Per avere delucidazioni in merito, abbiamo intervistato il consulente finanziario Andrea Viale

Il riscatto della laurea è quello strumento che permette di conteggiare il periodo dell’università come anni di contributi fiscali, e quindi anticipare l’arrivo della pensione [https://www.upday.com/it/come-funziona-riscatto-laurea-fini-pensionistici]. Per farlo, è necessario versare all’Inps una certa somma, che può essere fissa o variabile. Si può pagare anche in un momento successivo alla conclusione degli studi, senza quindi una scadenza fissa. Il riscatto quindi valorizza gli anni passati fra i libri universitari per raggiungere la tanto ambita corona d’alloro, ma che, dall’altro lato della medaglia, presenta un costo importante e non è sempre affrontabile per tutti. Abbiamo intervistato quindi Andrea Viale, consulente finanziario, così da saperne di più e capire se questo strumento è vantaggioso oppure no.

Differenze tra riscatto ordinario ed agevolato e i costi

Esistono due tipi di riscatto: quello ordinario, disciplinato dal decreto legislativo 184/1997, e l’agevolato, entrato in vigore nel 2019 e che permette di riscattare i periodi universitari in maniera meno onerosa rispetto al regime ordinario. “Da quando esiste il riscatto di laurea agevolato, c’è stato un vero e proprio boom di richieste”, afferma Viale. Nel riscatto ordinario, c’è da fare un distinguo: “Se hai iniziato a lavorare prima del 1996 il costo varia in funzione dell’età, dell’anzianità contributiva totale e delle retribuzioni percepite negli ultimi anni. Per questo, può raggiungere cifre molto alte. Se invece hai iniziato dopo il 1996, allora si applica l’aliquota di riferimento, cioè 33% per i dipendenti e 24.48% per gli autonomi, al proprio imponibile annuo ai fini Inps”. Per quanto riguarda quello agevolato, la cifra è invece fissa: “Sono 5.360 euro per ogni anno da riscattare. Un elemento fondamentale è che i contributi che versiamo per il riscatto sono deducibili e si possono rateizzare fino a 120 rate mensili a tasso zero”

Sono esclusi gli anni di effettivo lavoro, master e anni fuori corso

Tutto ciò, ricorda l’Inps, a condizione che gli anni del corso di laurea non siano già coperti da altri contributi, ad esempio da lavoro. “Se ho fatto una triennale e nel mentre per un anno ho anche lavorato, potrò riscattare solo due anni di studi”, precisa Viale. Possono beneficiare del riscatto anche i neolaureati che ancora non hanno iniziato un’attività lavorativa e non sono iscritti a una gestione previdenziale. Esclusi dal conteggio i master e gli anni fuori corso. Il contribuente può beneficiare di questo strumento tramite apposita richiesta telematica all’Inps accedendo tramite Spid, Carta Nazionale dei Servizi o carta d’identità elettronica. Potrà essere presentata la domanda anche nei patronati e intermediari dell’Istituto, oppure telefonando al Contact Center multicanale.

Se conviene o no il riscatto della laurea: un esempio

Considerando che, tra laurea triennale e specialistica, il periodo di permanenza presso un ateneo è di cinque anni, poter inserire i periodi di studio nel proprio fascicolo previdenziale potrebbe rappresentare un enorme vantaggio. Ma non è oro tutto quello che luccica: “Quando lo Stato ci incentiva e ci aiuta, ha sicuramente un guadagno e non sempre queste operazioni risultano vantaggiose per il cittadino”, avverte Viale, “Non è detto che riscattando gli anni di laurea si vada in pensione prima, questo perché dipende dal momento in cui si inizia a lavorare e quindi a versare i contributi. Nelle analisi previdenziali non esiste una risposta valida per tutti e bisogna valutare caso per caso”.

Meglio usare quindi esempio: “Se mi sono laureato in corsoe ho trovato subito lavoro, in questo caso mi conviene riscattare gli anni di studio, così potrò anticipare la pensione. Se invece ho iniziato a lavorare a 30 anni o comunque molto dopo la laurea, sono sicuro che il riscatto non mi servirà a finire prima di lavorare, ma solo ad aumentare il montante contributivo e quindi il futuro assegno pensionistico. In questo caso, però, è più efficiente versare la stessa somma di denaro in un fondo pensione, ma anche in questi casi va visto nel dettaglio quale conviene, perchè alcuni hanno costi di gestione molto elevati che possono anche dimezzare i vostri rendimenti futuri”.

La proposta di renderlo gratuito per gli under 36

Visti gli alti costi, è chiaro quindi che il riscatto della laurea sia una pratica inaccessibile a molte persone. Negli scorsi mesi si è discusso dell’ipotesi di renderlo gratuito per tutti i giovani sotto i 36 anni, con il Movimento 5 Stelle che aveva aggiunto un emendamento, poi bocciato, alla manovra di bilancio del 2023  [https://www.fanpage.it/politica/riscatto-gratuito-della-laurea-cosa-prevede-lemendamento-del-movimento-5-stelle-alla-manovra/]. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico si era detto favorevole all’idea, avvertendo però che il riscatto gratuito avrebbe avuto un costo non inferiore ai 4 o 5 miliardi di euro all’anno. Vista l’ingente somma, difficilmente questa proposta potrà essere accolta in futuro.

Per calcolare i costi del riscatto si può usare il simulatore dell’Inps

Il consiglio di Viale è comunque quello di utilizzare il simulatore dell’Inps [https://serviziweb2.inps.it/AS0207/SimCalPrePen/riscatto/] per il riscatto della laurea, “così da analizzare tutti i possibili scenari futuri, in base alle scelte che abbiamo a disposizione e alla propria situazione finanziaria”. Per utilizzarlo, occorre inserire in modo anonimo alcuni dati per ottenere informazioni sulle varie tipologie di riscatto di laurea disponibili, oltre a una simulazione orientativa del costo del riscatto e la sua rateizzazione, così da sapere quale opzione è più vantaggiosa.

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