Dopo un processo dove la vittima è stata, almeno inizialmente, giudicata non credibile, arriva finalmente la condanna per il suo aggressore a 4 anni e 6 mesi.

Torino. Un istruttore della Croce Rossa viene accusato di ripetute violenze sessuali ai danni di una sua collega. L’uomo era stato inizialmente accolto dalle accuse perché, così scrive la sentenza: “Non grida, non urla, non piange. Risponde alle chiamate mentre lui l’aggredisce, senza insospettire il centralinista”. Il racconto della vittima viene quindi giudicato non credibile.

Oltre al danno anche la beffa, il Tribunale aveva deciso di procedere per calunnia contro la donna.  Il processo d’Appello non ebbe neppure luogo nonostante le rimostranze della donna. L’imputato viene quindi assolto totalmente.

LA CASSAZIONE

Il verdetto è risultato essere talmente ingiusto da finire in Cassazione che, dopo aver annullato la precedente sentenza, dispone un nuovo processo d’Appello.

Tutta la vicenda viene ripercorsa nuovamente stavolta dando risalto al rapporto gerarchico tra i due. Lo stupratore, essendo coordinatore, gestiva tutti i turni dei volontari. La donna ha vissuto sotto la minaccia dell’istruttore che, sottoponendola a pressione psicologica, la obbligava ad avere rapporti altrimenti l’avrebbe mandata in posti di lavoro ritenuti più pericolosi, stessa cosa per le fasce orarie.

A seguito del sequestro del telefono dell’imputato, sono emersi numerosi messaggi che ne sottolineavano il comportamento prepotente e prevaricatore.

A seguito delle evidenti prove schiaccianti nei suoi confronti l’uomo avrebbe offerto alla donna 10mila euro di danni. Il denaro è stato rifiutato. La vittima non voleva soldi ma giustizia e la rassicurazione che ciò che era capitato a lei non sarebbe nuovamente successo a qualcun’altra.

È finito quindi un processo ed una vicenda ritenute ai limiti dell’assurdo dato il comportamento meschino tenuto verso la vittima. Si spera che questa vicenda sia di monito e che nessuna aggressione venga più presa alla leggera andando a favorire l’aggressore.

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