La crisi delle Big tech colpisce ancora, con piani e strategie per abbassare i costi. L’ultima azienda in ordine di tempo ad aver annunciato tagli al personale è Alphabet, la casa madre di Google, che licenzierà 12mila dipendenti in tutto il mondo.

I tagli di Alphabet arrivano pochi giorni dopo quelli resi noti dalla rivale Microsoft, che ha annunciato l’esonero di 10mila lavoratori (il 5% della forza lavoro, ndr) e che si aggiungono ai numerosi piani d’esubero che si rincorrono da quest’estate nel settore.

I tagli effettuati dalle principali Big Tech

Alphabet, casa madre di Google, taglierà 12mila posti di lavoro. I licenziamenti interesserebbero i team di tutta l’azienda, nonché alcuni di ingegneria e di prodotti. “Negli ultimi due anni abbiamo vissuto periodi di crescita spettacolare”, ha dichiarato l’amministratore delegato, Sundar Pichai, in un’e-mail ai dipendenti. “Per sostenere e alimentare questa crescita, abbiamo assunto in un contesto economico diverso da quello attuale“, ha spiegato, assumendosi “la piena responsabilità” della decisione di licenziare. “Sono fiducioso”, ha aggiunto, “delle enormi opportunità che abbiamo di fronte grazie alla forza della nostra missione, al valore dei nostri prodotti e servizi e ai nostri primi investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale“. 

Il caso Amazon

Il gigante dell’e-commerce, Amazon, ha annunciato il 5 gennaio scorso che taglierà “poco più di 18mila” posti di lavoro in tutto il mondo, Europa compresa. Il piano di esuberi riguardarà principalmente i punti vendita gestiti dal gruppo e le risorse umane. La multinazionale delle vendite online durante la pandemia ha reclutato forza lavoro in abbondanza, raddoppiando il personale globale tra l’inizio 2020 e inizio 2022. A fine settembre contava 1,54 milioni di dipendenti.

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Tagli anche in Meta

Meta, società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato lo scorso novembre la perdita di 11mila posti, pari a circa il 13% del totale della forza lavoro. Si tratta del primo piano sociale nella storia del gruppo. Meta, che contava circa 87mila dipendenti in tutto il mondo alla fine di settembre, ha registrato una performance finanziaria deludente nel terzo trimestre del 2022 con un forte calo di ricavi e profitti e una stagnazione del numero di utenti.

La Big della Silicon Valley, Microsoft, ha effettuato due turni di licenziamenti, uno a luglio che ha interessato meno dell’1% della forza lavoro, e un secondo a ottobre, che ha colpito meno di mille persone. Una nuova ondata di tagli potrebbe seguire all’interno dei suoi team di ingegneri. La società ha attualmente 221.000 dipendenti, di cui 122.000 negli Stati Uniti, secondo il suo sito web. 

Il destino di Twitter e Snapchat

Per quanto riguarda Twitter, a inizio novembre circa la metà dei 7.500 dipendenti sono stati mandati via. Per finanziare la sua acquisizione da 44 miliardi di dollari, Elon Musk ha pesantemente indebitato l’azienda la cui salute finanziaria era già fragile dopo il rosso registrato nei primi due trimestri dell’anno.

Evan Spiegel, ceo di Snap, la società madre della popolare applicazione di messaggistica Snapchat, ha annunciato lo scorso agosto una ristrutturazione che porterà al taglio di circa il 20% della forza lavoro, ovvero più di 1.200 dipendenti. Snapchat, che continua a veder crescere il numero di utenti, è ancora in difficoltà perché genera ricavi sempre più bassi. Il gruppo non ha mai generato un utile netto annuo. 

Fonte Agi

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