Un efficientamento energetico di milioni di edifici del nostro Paese. È quanto richiede la direttiva approvata martedì dal Parlamento europeo. Ecco quali sono le Regioni con il maggior numero di costruzioni in classe F e G, le due categorie meno efficienti e quindi più interessate dalle nuove norme europee.
Toscana, Lazio, Liguria, Umbria e Molise. Come si vede dalla mappa, sono queste le Regioni più interessate dalla Direttiva europea sulla performance energetica degli edifici. Oltre la metà del patrimonio edilizio italiano è infatti in classe F e G. E i dati sono sottostimati: Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, raccoglie le informazioni sulla classe energetica ogni volta che si vende, si affitta, si costruisce o si riqualifica un edificio. Dai numeri si deduce che gli edifici non considerati dall’indagine sono fuori mercato e quindi ancora meno energicamente efficienti.
La situazione italiana
L’Enea ha creato un database chiamato Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica. Fa riferimento a quasi 5,5 milioni di edifici. Come si vede dal grafico, più di un immobile su due è in classe energetica F o G. Le due meno energeticamente efficienti e quindi più interessate dalle nuove norme europee.
Le motivazioni della direttiva
Come scrive The Economist, gli edifici sono responsabili di quasi il 40% delle emissioni di anidride carbonica collegate ai consumi energetici. Le case da sole valgono un quinto di questo inquinamento. In Italia questa percentuale scende al 17%. Alcune norme per aumentare l’efficienza sono già state introdotte a livello di singoli Paesi: dal primo gennaio ad esempio in Francia non posso essere affittate alcune abitazioni particolarmente energivore.
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Come cambia il quadro politico
Il voto dell’Europarlamento non segna solo una svolta ambientale ed economica. Ma anche una politica: si disegna infatti una nuova maggioranza. Il centrodestra italiano ha votato compatto contro la direttiva anche se Forza Italia è formalmente parte della maggioranza a sostegno della Commissione europea. La presidente Ursula von der Leyen è infatti membro del Partito popolare europeo, cui è iscritta anche la forza politica di Silvio Berlusconi. La stessa dinamica di voto si era verificata in occasione dello stop alla vendita di auto con motore a combustione interna dal 2035.