L’azienda ha lanciato una nuova campagna social, ShareTheStage che, durante il Women’s History Month, è sfociata in un colorato dibattito sulla parità di genere. Siamo andati all’evento e abbiamo fatto qualche domanda alle protagoniste. Ecco cosa hanno raccontato.

In cosa consiste la campagna di Amazon

Amazon Music ha lanciato una nuova campagna social, ShareTheStage (condividi il palco) che, durante il Women’s History Month, è sfociata in un dibattito sulla parità di genere. La campagna ha l’obiettivo di dare visibilità alle organizzazioni che vogliono dare voce alle donne nel mondo musicale e che vogliono sostenere le artiste emergenti che non hanno ancora raggiunto il successo.

Con #ShareTheStage, Amazon Music partecipa al ManifestoEqualy (prima community italiana, nata nel 2021, che si occupa della parità di genere all’interno dell’industria musicale), uno sforzo comune sottoscritto da più parti che mirano a stabilire la parità di genere in ambito musicale e una donazione ai progetti di Keychange. 

Le donne protagoniste del panel

Il palco (qui è possibile rivedere l’evento) era tutto al femminile e anche il pubblico era composto in prevalenza da donne. Quando si parla di disparità di genere infatti, gli uomini sono poco presenti, confermando un disinteresse riguardo al problema. Questo è uno degli argomenti che Joslina Cipolletta, co-fondatrice di Equaly e rappresentante per l’Italia del programma internazionale Keychange, ha utilizzato come filo conduttore in quasi tutto il dibattito, dove ha assunto il ruolo di moderatrice. Durante il dibattito si è cercato di capire che esiste un problema di genere, perché esiste, chi lo alimenta e quali azioni concrete possono essere messe in atto per far emergere le donne.

A prendere parola sono state cinque professioniste del mondo musicale: Francesca Barone, co-founder di Equaly; Alice Salvalai, project manager in MusicInnovation Hub (la prima impresa sociale in Italia operante nella musica) e responsabile della gestione in Italia del progetto internazionale Keychange, dedicato alla gender equality nella music industria; Sara Potente, ambassador italiana di Keychange e direttrice artistica di una delle etichette storiche di Sony, la NumeroUno; e, infine, hanno preso parte all’evento due artiste: Noemi e Laila Al Habash. Quest’ultima fa pare anche di Breakthrough, il programma di Amazon Music che supporta gli artisti emergenti con l’intento di amplificare i migliori nuovi talenti e sostenerli nel momento più cruciale delle loro carriere. 

Un problema legato alla società in cui viviamo

La nostra società è ancora molto patriarcale, ma anche piena di pregiudizi diffusi, spesso tra le stesse donne. “Una volta ero su un volo di linea e, sentendo una voce femminile dare le indicazioni di arrivo, ho pensato che fosse bello che fosse quella di una donna”, interviene Sara Potenza. “Quando poi ho avuto il dubbio che il pilota non fosse uomo, le cose sono cambiate. Il pilota ti porta a casa sano e salvo, ma la pilota? Siamo noi le prime, spesso, ad avere pregiudizi inconsci”.

I pregiudizi nel mondo musicale avrebbero a che fare soprattutto con la scrittura. Prima le cantautrici erano poche, oggi le cose stanno cambiando, nonostante ancora tra le giovani generazioni ci siano dei pregiudizi in tal senso: “Dopo alcuni miei concerti”, racconta Laila Al Habash, “alcuni ragazzi che stavano pagando per sentirmi e a cui piaceva la mia musica mi hanno chiesto da chi avessi comprato i testi, chi li avesse scritti”. Sul pregiudizio negativo da parte del pubblico concorda anche Noemi: “Il pubblico maschile è molto diffidente nelle donne e le accetta solo in certe chiavi di lettura e certe volte chi lavora nell’industria discografica fa ragionamenti di marketing perché gli uomini vendono di più”.

Un dato dimostrato dalle prime cento posizioni nelle classifiche musicali: “”Nella top 100 dell’album FIMI, tra il 2020 e il 2021 sono l’11% degli artisti sono donne”, spiega Francesca Barone. “Il problema del gender gap si accompagna a quello del gender pay gap. Le donne guadagnano, a parità di posizione, il 20% in meno e questo discorso si applica a tutti i settori, non solo a quello musicale”.

Cosa si può fare di concreto per coinvolgere le artiste

Un lavoro di presa di coscienza che, secondo Sara Potenza, si farebbe leggendo, informandosi, confrontandosi e, come prosegue anche Alice Salvalai, facendo attività concrete: “Keychange riunisce tredici festival in cui si selezionano 76 persone di categorie sottorappresentate e si permette loro di esibirsi sul parco, di parlare in panel e quant’altro”. Un progetto simile a quello che sta portando avanti Amazon Music coinvolgendo quattro grandi artiste italiane (Noemi, Elodie, Emma e Annalisa) nella nomina, attraverso stories sul canale Instagram di Amazon Music Italia, di altrettante giovani artiste italiane emergenti: Laila Al Habash, Ditonellapiaga, Mille e Joan Thiele. Un invito al pubblico ad ascoltare la loro musica.

Andare ai concerti di artiste donne è il primo passo per sostenerle, anche se non le conoscete”, dice Laila Al Habash. “I modelli artistici in questo settore sono fondamentali. Se non fosse per alcune artiste (cita, ad esempio, Le Tigre), non so se ora farei quello che sto facendo. Oggi fortunatamente le fgure femminili sono forti. Basti pensare a Victoria dei Maneskin o, prima di lei, Roberta dei Verdena”.

“Abbiamo sempre bisogno del bollino del maschio alfa”

Una vittoria che, secondo Noemi, è stata in parte favorita dalla generazione dei millenials, quella precedente a Laila Al Habash: “La mia generazione ha fatto molto per quella dopo. Oggi ci sono più figure femminili che scrivono, non solo che cantano. Purtroppo però, abbiamo sempre bisogno del bollino del maschio alfa che ci confermi che siamo donne credibili”.

Un’approvazione che si accompagna da una più diffusa insicurezza. Infatti le donne “producono meno degli uomini. Sono più soggette al giudizio e si focalizzano sulla mancanza che hanno, anziché su ciò che sanno fare”, dice sempre durante il panel Sara Potenza che ricorda però come ci siano grandi successi anche tra le figure femminili. “Ho lavorato con Nina Zilli prima che fosse famosa e il progetto che fece all’epoca, fece 70mila visualizzazioni. Un esordio con il botto”.

Per chi ritiene che la musica prescinda il genere, ovvero che non è importante che ci siano più donne o uomini cantanti ma quello che conta è solamente la qualità del prodotto finale, Laila Al Habash risponde che “non è un ragionamento oggettivo perché gli uomini in questo settore hanno molto più spazio, sono privilegiati. Le artiste donne ci sono, bisogna saperle coinvolgerle, ad esempio, facendo loro aprire un concerto. Da donna ho l’impressione di viaggiare in auto, di incontrare dieci posti di blocco che mi chiedono se sono davvero io. Agli uomini non capita”.

“Se nessuno ci fa spazio, la situazione non cambierà”

Tutte le partecipanti al panel hanno tenuto a dire che sia importante “non mollare mai“. Noemi sottolinea come “oggi il mondo ci renda molto insicuri. C’è questo aspetto diffuso che se c’è una gioia, non ci appartiene. In realtà possiamo diventare quello che vogliamo”.

“Per i ragazzi invece consiglio di combattere perché anche voi subite tanti stereotipi di mascolinità”, sottolinea Francesca Barone. Stereotipi anche per gli uomini ma, secondo Laila Al Habash, anche molti privilegi: “Agli uomini chiedo di cercare di essere consci di essere nati con un privilegio maggiore e cedere un po’ del vostro spazio a chi non lo ha. Noi possiamo scalciare finché vogliamo ma se nessuno ci fa spazio, è ovvio che la situazione non cambia“.

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