Dopo l’ok da parte della Corte costituzionale tedesca alla ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, il dossier irrompe nella politica italiana. Le opposizioni incalzano. Forza Italia e Lega non vogliono approvare la modifica. Fratelli d’Italia media.

La Corte costituzionale tedesca ha dato il via libera alla ratifica della riforma del Trattato che regola il funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il fondo europeo salva-Stati istituito nel 2012 per prestare assistenza finanziaria ai Paesi membri in caso di grave difficoltà economiche. La Germania procederà dunque alla ratifica del trattato.

La posizione dell’Italia

La decisione ha ripercussioni in Italia che resta l’unico fra i Paesi della zona euro a non aver ancora accolto la riforma. Doveva essere ratificata dai parlamenti nazionali dell’Ue prima di entrare in vigore il primo gennaio 2022. Ma poi tutto è stato rinviato a dopo la decisione della Corte tedesca. Il parlamento italiano ora dovrà decidere se ratificare la riforma del Mes: l’unanimità in seno all’Eurogruppo è necessaria.

Forza Italia e Lega per il no

Lega e Forza Italia sono per il no alla riforma. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani a caldo ha commentato: “La mia forza politica ha espresso la sua riserva sul regolamento del Mes, in particolare per quanto riguarda il mancato controllo di chi guida il Mes da parte del parlamento europeo. È una riforma poco europeista. Ci sono riserve da parte della maggioranza”. Il direttore dell’organizzazione viene nominato dai ministri delle finanze dell’Eurozona con un suffragio minimo dell’80%. Il leghista Claudio Borghi ha scritto su Twitter “Hic manebimus optime”: “Staremo benissimo qui”. Mentre Matteo Salvini ha glissato: “Ne parlerò con il presidente del Consiglio, che si chiama Giorgia Meloni”.

La posizione di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia non si sbilancia. L’idea sarebbe quella di ratificare la riforma del Trattato con l’impegno di non accedervi. Le condizioni poste sono “troppo stringenti” ha osservato la sottosegretaria al Ministero dell’economia e delle finanze Lucia Albano rivolgendosi la scorsa settimana ai deputati.

Le opposizioni attaccano

Il rischio – secondo le opposizioni – è l’isolamento dell’Italia: Partito democratico, Azione e Più Europa chiedono all’esecutivo di non aspettare ancora e di mettere la firma sotto il Trattato. Il Movimento 5 Stelle ha provocato la presidente del Consiglio: “Ci dobbiamo aspettare un’ennesima marcia indietro, a conferma dell’enorme differenza che c’è tra la Giorgia Meloni che urlava all’opposizione e quella che oggi deve governare il Paese?”. 

Le decisioni dei governi precedenti

Nel 2020, la Camera dei deputati autorizzò l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad appoggiare la riforma del fondo di salvataggio del Mes al Consiglio europeo. Il voto produsse una scossa all’interno del Movimento 5 Stelle, con sessanta ribelli che minacciarono di votare contro. Ma il dissidio fu smussato.

Il Governo Draghi temporeggiava

Durante l’esecutivo di Mario Draghi, l’asse gialloverde Lega-Movimento Cinque Stelle frenò la promozione di un disegno di legge di ratifica del Mes, complice la presenza all’opposizione della contrarissima compagine di Fratelli d’Italia. La linea dell’esecutivo Draghi è stata quella di attendere l’esito della decisione della Corte tedesca.  

Cosa prevede il Mes

Il Meccanismo europeo di stabilità è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico dell’Unione europea, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. Il Mes è amministrato da un “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri delle finanze dell’Eurozona. Il Consiglio assume all’unanimità tutte le principali decisioni, incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all’approvazione dei protocolli d’intesa con i Paesi che la ricevono.

Il Mes può però operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione Ue e la Banca centrale europea richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria.

Cosa cambia con la riforma 

La proposta di riforma del trattato istitutivo del Mes interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria per i Paesi che hanno determinati requisiti di solidità delle finanze pubbliche. Inoltre, attribuirebbe al Mes una nuova funzione: fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single resolution fund, Srf) attivato durante le crisi bancarie.

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