A Milano vengono denunciati quasi 60 reati ogni 1.000 abitanti. La media nazionale è di 35,7. In dieci anni il numero delle denunce è diminuito però del 25,4%. Nel 56esimo rapporto del Censis, l’istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964, non si parla però solo di criminalità. Al centro del lungo report, anche il lavoro e le paure degli italiani. Ecco i dati più importanti.

Milano è la provincia italiana con più reati denunciati in rapporto ai residenti. Lo specifica il 56esimo rapporto annuale Censis (Centro studi investimenti sociali). Nel capoluogo lombardo sono denunciati 59,9 reati ogni 1.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 35,7. Seguono Rimini (55), Torino (50,6), Bologna (49,8) e Roma (48,6).

Calano le denunce di reati: un quarto in meno in 10 anni

Nell’ultimo decennio, il numero delle denunce è diminuito del 25,4%. Nel 2012, in Italia erano stati denunciati più di 2,8 milioni di reati. Nove anni dopo sono scesi a 2,1 milioni. Quasi dimezzati gli omicidi volontari, passati dai 528 del 2012 ai 304 del 2021: un calo del 42,4%. Nell’ultimo anno in 32 province italiane – quasi 11 milioni di residenti – non è stato commesso neppure un omicidio.

Più di un dipendente su due attende il rinnovo del contratto collettivo

Più di un dipendente su due – il 51% – è attualmente in attesa del rinnovo del contratto collettivo. Nel settore privato la quota è del 36,5%, mentre nella Pubblica amministrazione il mancato rinnovo riguarda la totalità dei dipendenti. Per quanto riguarda la Pa, sono stati di recente firmati alcuni contratti per il triennio 2019-2021 mentre da gennaio dovrebbero aumentare i salari dei dipendenti pubblici (leggi qui per approfondire). L’attesa di vedere rinnovato il contratto collettivo nazionale sfiora i tre anni: 35 mesi nel pubblico, 31 nel privato. Al momento, sono 6,3 milioni i dipendenti con contratto scaduto: 3,5 milioni nel settore privato e 2,8 nel settore pubblico. 

Oltre 4 milioni di lavoratori privati guadagnano meno di 1.000 euro al mese

Nel settore privato si contano oltre quattro milioni di lavoratori che non raggiungono una retribuzione annua di 12.000 euro; di questi, 412.000 (un decimo circa) hanno un contratto a tempo indeterminato e un orario di lavoro a tempo pieno.

Sei italiani su dieci temono la terza guerra mondiale

L’84,5% degli italiani è convinto che eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente e radicalmente la propria quotidianità e stravolgere i propri destini. Più di sei su dieci (il 61,1%) temono che possa scoppiare un conflitto mondiale, il 58,8% che si ricorra all’arma nucleare, il 57,7% che l’Italia entri in guerra

Censis: “Società italiana nel ciclo del post-populismo

“La società italiana entra nel ciclo del post-populismo. Alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali, di lungo periodo, si aggiungono adesso gli effetti deleteri delle quattro crisi sovrapposte dell’ultimo triennio: la pandemia perdurante, la guerra cruenta alle porte dell’Europa, l’alta inflazione, la morsa energetica. E la paura straniante di essere esposti a rischi globali incontrollabili”, riassume il Censis.

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