Nell’inchiesta sono coinvolte oltre 200 persone, compresi alcuni funzionari locali e imprenditori. Sequestrati beni per un valore di oltre 72 milioni di euro.

139 persone sono state finite in carcere e altri 51 agli arresti domiciliari nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta effettuata a Cosenza e in provincia. Nell’inchiesta sono coinvolte oltre 200 persone. Secondo quanto riporta Rainews, tra loro ci sarebbero un consulente finanziario, un avvocato e alcuni membri dell’amministrazione comunale rendese, incluso il sindaco Marcello Manna. A quest’ultimo sarebbe contestata una presunta corruzione politico elettorale in riferimento alle amministrative del 2019.

Tra le accuse rivolte agli altri indagati, a vario titolo, ci sono associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori, e altri delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. L’operazione ha portato anche al sequestro preventivo d’urgenza di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro

I dettagli dell’inchiesta

Secondo quanto riporta La Gazzetta del Sud, l’inchiesta ricostruisce gli assetti delle consorterie di ‘ndrangheta operanti nell’area urbana del capoluogo e avrebbe, tra l’altro, portato alla scoperta di un sistema di gestione di prestiti privati a tassi usurari tenuto in piedi investendo parte dei profitti ricavati dal traffico di droga e dalle estorsioni. È inoltre emersa l’ingerenza della criminalità organizzata in diversi settori, compreso quello dei servizi di security e del gaming.

Le misure cautelari, riferisce la testata, sono frutto di un’indagine investigativa che si è protratta per mesi e che si è avvalsa sia di strumenti come microspie e cimici, che dell’apporto di alcuni collaboratori di giustizia. Anche grazie a queste persone, i pm guidati da Nicola Gratteri sarebbero riusciti a ricostruire tutta la presunta rete economica delle cosche, individuando ditte, prestanomi e monitorando a distanza spostamenti e consegne di denaro.

Fonte Adnkronos

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