La Banca centrale europea ha alzato i tassi di mezzo punto percentuale. La decisione è volta a contrastare l’inflazione galoppante ma ha conseguenze sui mutui a tasso variabile. Ecco quali.

Ritorno al 2008. La Banca centrale europea ha alzato i tassi dello 0,5% riportandoli a un livello che non si vedeva da prima della grande crisi finanziaria. Nel luglio di quell’anno, il presidente Jean-Claude Trichet (un altro francese) alzò i tassi di interesse nonostante la crisi incombente in quello che fu uno dei più grandi errori di politica monetaria della storia recente. Ma oggi ci sono molte differenze rispetto a quell’epoca: la decisione di Christine Lagarde di portare il tasso sui rifinanziamenti principali al 3% è stata sostenuta da “un accordo generale” nonostante ci sia stata una discussione “e non un accordo pieno”. La presidente ha anche comunicato che a marzo i tassi aumenteranno ancora dello 0,5%.

A cosa serve la mossa della Banca centrale europea

L’Istituto guidato da Christine Lagarde aveva alzato i tassi di interesse quattro volte nel 2022. Un primo aumento a luglio di 50 punti base, un secondo di 75 punti base alla fine di settembre, seguito da un terzo della stessa entità a ottobre e da un quarto di 50 a dicembre. Questi quattro rialzi sono arrivati dopo una pausa senza incrementi che durava dal 2011. Mosse indirizzate a combattere l’inflazione: più i tassi sono alti, minore è la richiesta di credito da parte di cittadini e imprese. Cala quindi la domanda e si raffreddano anche gli aumenti dei prezzi. Effetto collaterale della crescita dei tassi di interesse è però la diminuzione dell’espansione dell’economia. O addirittura la recessione.

Come cambiano i mutui a tasso variabile

L’aumento dei tassi provoca un rincaro delle rate dei mutui. Secondo le simulazioni di Facile.it, la rata di un mutuo medio a tasso variabile sottoscritto a inizio dello scorso anno potrebbe salire nei prossimi mesi di quasi 35 euroIn circa un anno, un mutuatario si troverebbe a pagare una rata più pesante del 43% rispetto a quella iniziale. 

Le decisioni delle altre banche centrali

La decisione della Banca centrale europea arriva dopo mosse analoghe da parte della Federal Reserve americana e della Banca centrale inglese. La prima ha alzato i tassi dello 0,25% portandoli al livello più elevato dal 2007. Ma, al contrario degli Stati Uniti, nell’Eurozona “non c’è ancora un processo di disinflazione“, ha spiegato Lagarde.

Il nuovo focus: l’inflazione di fondo

La presidente ha poi messo al centro dell’attenzione il dato sull’inflazione di fondo, ossia al netto di alimentari freschi ed energia. Da questa si può capire quanto l’aumento dei prezzi energetici e alimentari si è trasmesso nel sistema economico. Ad esempio, se una fabbrica ha alzato i listini per scaricare sui clienti gli aumenti dei prezzi energetici che ha dovuto affrontare. In Italia l’inflazione core è cresciuta anche a gennaio mentre nell’Eurozona è rimasta costante. Ma è un pericolo incombente: per questo la presidente dell’istituto di Francoforte non ha escluso altri rialzi dei tassi nei prossimi mesi.

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