Quasi cinque italiani su dieci, specie i giovani, cambierebbero il proprio lavoro. Quasi sette occupati su dieci dichiarano di lavorare solo per avere i soldi necessari per vivere e inseguire le proprie passioni. Difficoltà di avanzamento nella carriera e retribuzioni basse sono tra le principali motivazioni di questa insoddisfazione.
Se potesse, il 46,7% degli occupati italiani, lascerebbe l’attuale lavoro. Lo farebbero il 50,4% dei giovani e il 45,8% degli adulti, il 58,6% degli operai, il 41,6% degli impiegati e solo il 26,9% dei dirigenti. Lo rileva il sesto rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, spiegando che il 64,4% degli occupati dichiara di lavorare solo per ottenere i soldi necessari per vivere e fare ciò che piace. Questo vale in particolare per il 69,7% dei giovani e per il 75,6% degli operai.
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Le ragioni dell’inquietudine che avvolge il rapporto con il proprio lavoro
Tra le motivazioni dietro al voler cambiare lavoro, ci sono prima di tutto le difficoltà di carriera: per il 65,0% degli occupati le opportunità di avanzamento professionale sono insufficienti. In secondo luogo, le retribuzioni insoddisfacenti: il 44,2% degli occupati considera lo stipendio percepito non adeguato alle proprie esigenze (vale di più per i giovani: il 53,0%). A pesare sui lavoratori è anche la paura di perdere il posto di lavoro: teme di potersi ritrovare disoccupato nel prossimo futuro il 42,6% dei lavoratori (il dato aumenta al 51,6% tra gli addetti delle piccole imprese, rispetto al 34,9% di quelli assunti nelle grandi aziende).
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I dati sullo smart working
Dal rapporto Censis-Eudaimon emergono anche nuovi dati sul rapporto tra italiani e smart working. Questa modalità, che viene svolta dal 12,2% degli occupati, piace perché per consente una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro, riduce lo stress legato al lavoro in presenza, permette di lavorare in contesti migliori del luogo di lavoro deputato, e migliora più in generale la qualità della vita. Al tempo stesso, per il 72,4% il giudizio è positivo solo se lo smart working è alternato con giorni di lavoro in presenza.
Fonte Agi