L’Istat ha pubblicato gli ultimi dati sulla fiducia di consumatori e imprese a ottobre. Entrambe sono in calo.

La fiducia dei consumatori italiani è ai minimi da maggio 2013, quasi dieci anni. È quanto rilevano i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), che mostrano come a ottobre ci sia stata una flessione da 94,8 a 90,1. Si tratta del secondo mese consecutivo in calo. “Contribuiscono al deciso calo dell’indice soprattutto le opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro e quelle sull’opportunità di acquistare beni durevoli”, spiega l’Istat, aggiungendo che sono in deterioramento anche i giudizi sulla situazione economica personale e su quella del Paese.

“Nessun effetto elezioni”

“Nessun effetto elezioni sulla fiducia dei consumatori. Nonostante dal voto sia emerso un risultato e una maggioranza chiara, e quindi, a differenza della passata legislatura, ci fosse certezza su chi avrebbe governato, questo esito non ha al momento prodotto un miglioramento della fiducia”. Lo sostiene Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. Dona però specifica che la fiducia viene rilevata nei primi quindici giorni del mese, quindi prima dell’insediamento del nuovo governo: “Dovremo attendere novembre per capire se vi sarà un effetto maggiore”, conclude l’avvocato e giornalista. 

Regge la fiducia tra architetti e ingegneri

Giù anche l’indice composito del clima di fiducia delle imprese. Questo dato diminuisce per il quarto mese consecutivo, passando da 105,1 a 104,5. Il calo si registra in tutti i comparti tranne che nei servizi di mercato. Nel settore che comprende tra gli altri le attività immobiliari, la pubblicità e gli studi di architettura e ingegneria, l’indice passa dal 95,8 a 95,9.

Male manifattura, costruzioni e commercio al dettaglio

In calo invece la fiducia nel settore manifatturiero: l’indice passa da 101,2 a 100,4 con un incremento delle giacenze di prodotti finiti che non vengono venduti. Nelle costruzioni si passa invece da 159,5 a 157,5 con un peggioramento dei giudizi sugli ordini ma un aumento delle aspettative sull’occupazione. Giù anche il commercio al dettaglio: da 110,5 a 108,7.

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