Il paese friulano di Monteprato di Nimis è diventato famoso per la gara delle ‘mangiatrici di banane’, dove un gruppo di donne sono impegnate in una competizione che ricorda in tutto e per tutto una fellatio. L’episodio, neanche a dirlo, ha suscitato forti polemiche, ma non si tratta del primo evento di questo tipo che finisce per dividere il pubblico.
Uomini che sorreggono cartelli con un foro ad altezza dell’inguine. Donne in ginocchio che da quel foro mangiano bendate il frutto che, per antonomasia, è simbolo del fallo. Questo è il riassunto della gara delle “mangiatrici di banane”, un evento pensato per ‘celebrare’ la festa degli uomini, che ricorre il 2 agosto.
L’evento, organizzato a Nimis, in Friuli Venezia Giulia, esiste da anni ma ha recentemente suscitato l’interesse mediatico anche grazie a Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna a lungo rimasto in carcere in Egitto, che ha esortato a firmare una petizione online che ne chiede la cancellazione. Nonostante la petizione e le polemiche, l’evento ha comunque avuto luogo, attirando, come riporta Friuli Oggi, moltissimi spettatori e proclamando tre vincitrici, definite dalla stessa testata come ‘tre ragazze friulane che hanno sbaragliato le altre concorrenti’.
Tra i firmatari della petizione, c’è chi ha definito l’episodio “una forma di oppressione, denigrazione, oggettificazione e sessualizzazione per la donna e della donna”. Gli organizzatori dell’evento, dall’altro lato, lo hanno difeso come un evento leggero a cui le donne sono felici di partecipare, senza alcuna costrizione.
Proprio di quest’ultimo aspetto parlano molte femministe. È il caso della blogger Elan Tuan, che ricorda come la cultura patriarcale condizioni molto anche le donne che vi vivono immerse. Il punto, secondo Tuan, è che “se la sessualità fosse davvero libera, tutti dovrebbero poterla esprimere e quindi un contest in cui partecipano solo donne non ha più senso”. Quindi quello che sostiene la blogger è che anche gli uomini, e non solo le donne, avrebbero dovuto partecipare al gioco affinché questo fosse definito “celebrazione o espressione della sessualità”.
La polemica per le “Miss lato B”
Non molto tempo fa, nell’occhio del ciclone era finito Bollengo, un altro comune di duemila abitanti a pochi minuti da Ivrea, in provincia di Torino. A far scatenare il web in questo caso era stata la locandina dell’evento che annunciava l’elezione di “Miss Bollengo”, “Miss Eleganza” e “Miss Lato B”.
Un titolo, quest’ultimo, che non è piaciuto. L’iniziativa è stata definita sessista e discriminatoria, tanto che il presidente della pro loco si era scusato, sottolineando però come le stesse lavoratrici dell’amministrazione comunale avessero approvato il titolo incriminato. Alla fine, comunque, la competizione fu sostituita con quella di “più bel sorriso”, interrompendo così una ‘tradizione’ durata sei anni. Un segnale che forse oggi si è più sensibili a certi temi, grazie anche all’azione dei movimenti femministi e all’attivismo delle giovani generazioni.
“Miss lato b” non veniva premiata solo a Bollengo. Anche all’evento sportivo e musicale Deejay Xmasters, a Senigallia, si premia il miglior posteriore femminile, con non poche polemiche. Anche in questo caso sui social c’è chi definisce il concorso misogino, chi chiede di estendere la stessa competizione agli uomini; c’è chi, ancora, si domanda se il concorso che premia il miglior sorriso sia davvero più etico di quello per il lato b e chi, infine, invita a preoccuparsi di ‘problemi seri’.
Quello che però emerge dall’evento di Nimis è che, se mentre per la ‘festa delle donne’ oggi si organizzano eventi di protesta, manifestazioni e conferenze di sensibilizzazione per una parità di genere ancora non raggiunta, per la festa degli uomini sembra che l’uniche iniziative degne di nota vedano le donne relegate al ruolo di eccitare le folle leccando delle banane.