Dopo lo stop del Garante della privacy e gli adeguamenti effettuati da OpenAi, la piattaforma è tornata disponibile in Italia. Le ultime.

Prima il blocco, per adeguare il software alle richieste del Garante della privacy italiano, poi il via libera all’utilizzo in Italia (di nuovo). ChatGpt, il software Usa leader mondiale nella simulazione di conversazioni umane da parte dell’intelligenza artificiale, è tornato raggiungibile in Italia. OpenAI dichiara di avere “affrontato o chiarito” le questioni sollevate dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali per potersi adeguare entro i termini prescritti del 30 aprile. “Welcome back, Italy!” si legge quindi provando ad accedere a ChatGpt da un indirizzo IP italiano, riportano diverse testate.

L’Autorità esprime soddisfazione per le misure intraprese e auspica che OpenAI, nelle prossime settimane, ottemperi alle ulteriori richieste impartitele con lo stesso provvedimento dell’11 aprile con particolare riferimento all’implementazione di un sistema di verifica dell’età e alla pianificazione e realizzazione di una campagna di comunicazione finalizzata a informare tutti gli italiani di quanto accaduto e della possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi”, fa sapere in una nota del Garante.

I problemi con la privacy sottolineati dal Garante  

Il 31 marzo 2023 il Garante per la privacy aveva disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma ChatGPT. L’Autorità aveva contestualmente aperto un’istruttoria. L’azione era stata prodotta dopo che il software aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Nel provvedimento, il Garante per la Privacy rilevava “la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”. ChatGpt, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane.

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