La data è quella del 12 giugno: la seconda domenica del mese si voterà per le amministrative in 974 Comuni e in tutta Italia per il referendum sulla giustizia. Sul fronte delle coalizioni regge l’alleanza tra Pd e M5s, anche se i pentastellati sono in crisi, mentre il centrodestra subisce ancora la rottura avuta in occasione delle elezioni per il presidente della Repubblica. Nelle città principali c’è solo una donna candidata.
Tra le città chiamate al voto per il rinnovo delle amministrazioni comunali ci sono 21 capoluoghi di provincia e 4 capoluoghi di Regione: Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro. Ad oggi però i partiti appaiono frammentati e litigiosi. Le elezioni stanno infatti creando fratture anche all’interno delle alleanze stipulate a livello nazionale. A pagarne le conseguenze al momento sono soprattutto il Movimento cinque stelle e le forze di destra e centrodestra, piegate rispettivamente dalle emorragie di preferenze e dai litigi interni.
Le elezioni
Secondo l’apposito decreto firmato dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, domenica 15 maggio si voterà in quattro piccoli Comuni della Valle d’Aosta. Gli altri 974 comuni voteranno invece il 12 giugno, in un election day che comprende anche il voto per i cinque quesiti referendari sulla giustizia approvati dalla Corte costituzionale a febbraio.
Secondo alcuni osservatori la scelta di accorpare i voti e dar vita a un election day (la motivazione è soprattutto economica) può soddisfare sia i promotori del referendum – che potranno più facilmente raggiungere il quorum del 50% più uno – sia i suoi detrattori, visto che la data del voto è molto vicina a quella delle ferie estive, quando tradizionalmente l’affluenza scende.
Le alleanze che scricchiolano
L’alleanza a livello nazionale tra il Partito democratico e il M5s sembra reggere anche a livello locale. Nelle scorse settimane il segretario del Pd Enrico Letta ha detto che uno degli obiettivi in vista delle elezioni nazionali del 2023 è quello di creare un “campo largo” per contrastare l’avanzamento delle forze di destra. Per questo da sinistra l’accordo col M5s continua a reggere.
Tuttavia i pentastellati sono in forte crisi. In diciotto dei 21 capoluoghi al voto il M5s non presenterà il proprio simbolo se non in coalizione con altre forze. In alcune città il movimento ha deciso di non presentarsi affatto. Tra queste spiccano Monza e le venete Belluno e Verona. Si tratta dell’ennesimo segnale di una crisi duratura del M5s, che già alle amministrative del 2021 aveva perso colpi in città molto importanti come Milano, Roma e Torino (dove l’ex sindaca uscente Chiara Appendino aveva deciso addirittura di non ricandidarsi).
A destra invece Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia pagano lo scotto della spaccatura vissuta nel corso delle votazioni per il presidente della Repubblica, quando in particolare Giorgia Meloni e Matteo Salvini erano arrivati ai ferri corti sulla rielezione di Sergio Mattarella. Al momento l’alleanza si è spaccata in cinque capoluoghi, tra cui Viterbo, Parma e Verona. Per provare a risollevare la situazione, i leader di partito e i rispettivi fedeli provano da giorni a organizzare un vertice per il quale però ancora non si è riusciti a trovare una data condivisa.
A questo punto è probabile che saranno i partiti del centro a giocare la parte dell’ago della bilancia. Italia viva (Matteo Renzi), Azione (Carlo Calenda) e Più Europa (Emma Bonino) si stanno infatti distribuendo in modo spesso incoerente tra le varie città. Il caso più emblematico è quello del partito di Renzi, tradizionalmente legato al centrosinistra, che a Genova, Palermo, Verona e Catanzaro ha però deciso di sostenere le coalizioni di destra.
I candidati nelle principali città e l’assenza di donne
A un mese dal voto la situazione è dunque ancora confusa anche nei capoluoghi di Regione chiamati al voto. L’unica certezza è che al momento nelle quattro città più importanti tra quelle chiamate al voto c’è una sola candidata donna, peraltro data per sfavorita: Stefania Pezzopane.
A Palermo i candidati principali sono Franco Miceli , sostenuto da Pd e M5s, e Fabrizio Ferrandelli, verso cui convergeranno le preferenze Azione e +Europa. Nella sfera del centrodestra la situazione è invece molto frammentata. Fdi sosterrà il democristiano Roberto Lagalla, mentre Forza Italia e Lega presentano Francesco Cascio, già presidente dell’assemblea regionale siciliana.
A Genova invece il sindaco uscente Marco Bucci si presenterà per un secondo mandato, sempre in quota centrodestra col sostegno dei renziani. A sfidare Bucci ci sarà soprattutto Ariel Dello Strologo avvocato sostenuto da Pd, M5s, forze di sinistra e alcune liste civiche.
L’accordo Pd-Cinque stelle regge anche a Catanzaro grazie al candidato Nicola Fiorita, che se la vedrà con Antonello Talerico e Valerio Donato, entrambi dell’area di influenza del centrodestra.
La situazione è frastagliata anche a L’Aquila, dove i sondaggi danno per favorito il sindaco uscente Pierluigi Biondi, anche lui di centrodestra. A giocare a suo vantaggio c’è anche il silenzio dei pentastellati e la frammentazione della sinistra, che presenterà due diversi nomi: Americo Di Benedetto e Stefania Pezzopane, sostenuta dal Pd e da diverse liste civiche, che al momento risulta l’unica candidata donna presentata dai principali partiti nelle maggiori città al voto.