Alcuni documenti americani parlano di una cena romana tra il segretario alla giustizia statunitense e il capo dei servizi italiani per scongiurare l’esistenza di un Russiagate. Ma Conte non menzionò l’incontro davanti al Copasir e ora l’organo parlamentare chiede che riferisca di nuovo. Un grattacapo simile interessò l’ex presidente del Consiglio anche per la missione russa anti-Covid in Italia a marzo 2020, su cui il Copasir continua a indagare.

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha nuovi guai con i servizi segreti. L’oggetto del contendere questa volta è una presunta cena romana del 2019 tra il segretario alla Giustizia americano Bill Barr e Gennaro Vecchione, numero uno dei servizi segreti italiani ritenuto vicinissimo a Conte. I due si sarebbero incontrati per verificare l’esistenza di un complotto italiano in chiave anti-Trump.

In un’audizione al Copasir (cioè l’organo parlamentare che controlla le attività dei servizi segreti) Conte non aveva citato l’esistenza di questa cena e, secondo alcuni, il leader starebbe omettendo dettagli importanti.

Non è però la prima ombra che cala sul rapporto tra Conte e il Copasir. Nelle primissime settimane della pandemia, a marzo 2020, in un momento in cui il governo italiano guidato da Conte avrebbe dato il via libera sul proprio territorio a una missione militare russa che aveva scopi ben diversi da quelli dichiarati.

Il Russiagate all’amatriciana

Secondo la ricostruzione offerta da Repubblica, è la sera del 15 agosto 2019 quando nel ristorante Casa Coppelle nel centro di Roma si siedono Bill Barr e Gennaro Vecchione. I due sono lì per provare a capire insieme se tre anni prima, nel 2016, a Roma ci sia stato o meno un tentativo di sfavorire Donald Trump nelle presidenziali statunitensi poi vinte contro Hillary Clinton.

È il cosiddetto Russiagate, cioè un presunto scandalo di cui si è convinto lo stesso Donald Trump e che ha alcune assonanze con un altro presunto scandalo, detto Italygate. Secondo la teoria del Russiagate, il governo Renzi avrebbe utilizzato i servizi segreti italiani per aiutare alcune parti dell’Fbi ed evitare che Trump diventasse presidente.

Barr dunque scavalca il protocollo e insieme al proprio team incontra direttamente Vecchione senza passare per il proprio omologo italiano. Secondo i documenti visionati da Repubblica alle 17 si reca a piazza Dante, nella sede dei servizi, e poi il gruppo si muove compatto verso Casa Coppelle alle 18:45. La missione segreta di Barr viene però scoperta dal Copasir, che chiede spiegazioni a Conte, il quale afferma di non aver mai parlato con Barr e che i servizi italiani non hanno niente a che vedere con questa faccenda.

Dalla Russia con amore

In un’intervista a Il Giornale, il senatore Pd Andrea Marcucci ha detto che Conte dovrebbe riferire urgentemente al Copasir in merito alla questione del Russiagate. Nella stessa intervista Marcucci fa riferimento anche a un’altra questione per la quale Conte già andò di fronte al Copasir, che è quella della missione sanitaria russa durante la prima ondata di Covid-19.

In quel frangente, domenica 22 marzo 2020 atterrarono all’aeroporto militare di Pratica di Mare ben 14 aerei cargo militari russi con a bordo i componenti della task force organizzata dal Cremlino per comprendere meglio il nuovo virus. La task force – sempre accompagnata da militari italiani – si è poi spostata nelle province di Brescia e Bergamo.

I dubbi sui reali obiettivi della missione russa emergono a partire dai profili dei membri della task force. A fronte di pochissimi medici e infermieri, si contavano invece molti esperti di vaccini e piani di emergenza epidemiologica. Il sospetto è dunque che i russi fossero in Italia per delle attività di spionaggio con l’obiettivo di raccogliere informazioni preziose in vista della creazione del vaccino poi commercializzato col nome di Sputnik.

Il 24 marzo scorso Giuseppe Conte si è recato volontariamente davanti al Copasir e ha affermato che la missione russa ebbe connotati solo ed esclusivamente sanitari. “Eravamo in un momento di grande difficoltà in cui ogni aiuto era ben accetto” ha ricordato l’ex presidente del Consiglio subito dopo l’audizione, aggiungendo che “Putin si offrì di mandare personale specializzato dicendo che loro avevano maturato grande esperienza su come affrontare le pandemia perché avevano avuto la Sars”.

Conte ha infine affermato che “i nostri apparati vigilarono costantemente affinché questa missione si svolgesse lungo i binari concordati”.

“Una missione anomala”: il convoglio militare russo in Italia a marzo 2020

La missione condotta dalla task force del Cremlino fu la prima operazione militare russa mai condotta in un paese della Nato. Fu utilizzata dalla stampa russa per attaccare l’intera Unione Europea in un momento in cui sia in Italia che nel resto dell’Europa il Covid mieteva migliaia di vittime al giorno, mentre in Russia i casi censiti ufficialmente erano poche centinaia e non esistevano norme di prevenzione come il distanziamento né tantomeno il lockdown.

Alla luce di queste stranezze il Copasir sta continuando a indagare sulla missione russa e sull’operato dello stesso Conte. Anche perché forti dubbi sono stati sollevati anche da importanti figure pubbliche. Tra tutti Luciano Portolano, l’allora capo del Comitato operativo interforze (cioè l’organo che coordina le operazioni militari italiane), che ha raccontato che “quella missione era anomala da ogni punto di vista” e che “quando lo segnalai venni preso per paranoico”.

Enzo Vecciarelli, ex capo dello Stato maggiore, ha invece ricordato che i russi “dissero di voler sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici e che provarono a fare anche altro ma noi glielo impedimmo. Certo – ha concluso Vecciarelli – è assolutamente plausibile che volessero cercare dati”.

Il no più vigoroso a quella missione anomala arrivò però dall’allora (e attuale) Ministro della difesa Lorenzo Guerini, che si oppose all’arrivo della task force del Cremlino. Il no di Guerini ancora oggi brucia, tanto da renderlo una delle figure più duramente bersagliate dal suo omologo russo Alexei Paramonov. Paramonov, poche settimane fa, ha tacciato Guerini di essere un “falco anti-russo” e ha avvertito che se l’Italia continuerà con le sanzioni attuate in seguito all’aggressione dell’Ucraina ci saranno “conseguenze irreversibili“.

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