Continua ad aumentare l’inflazione di fondo, al netto di cibo fresco e prezzi dei beni energetici. Lo ha comunicato l’Istat. Ecco le dieci città con i maggiori rincari annui per una famiglia di tre persone.

Una limatura che non cambia la sostanza. L’Istat ha rivisto le stime dell’inflazione del mese di febbraio. Escludendo energetici e alimentari freschi, i prezzi sono saliti del 6.4% in un anno. La crescita era stata stimata al 6.3%. A gennaio era stata del 6.0%. Come si vede dal grafico, è l’aumento più grosso registrato da 40 anni. 

L’indice generale dell’inflazione

Diversi i dati che riguardano invece tutti i prezzi (beni e servizi), cibo fresco e beni energetici inclusi. La prima stima di Istat era stata di un aumento annuo del 9.2%. Le stime definitive mostrano invece una crescita del 9,1% rispetto allo stesso mese del 2022. A gennaio erano saliti del 10%. Questo perché è calato il prezzo dei beni energetici regolamentati (ad esempio, le bollette del gas calcolate da Arera) mentre è cresciuto meno che a gennaio il prezzo di quelli sul mercato libero. Sono invece cresciuti più che a gennaio i cartellini di cibo e servizi relativi ai trasporti.

Come varia l’inflazione

I prezzi dei soli beni sono cresciuti del 12.4% su base annua mentre a gennaio l’aumento era stato del 14.1%. L’aumento dei prezzi dei servizi – tutto ciò che non é né agricoltura né industria – è invece stato del 4.4% a febbraio contro il 4.2% di gennaio. Ciò significa che i rincari si stanno spostando da prodotti immediatamente colpiti dal caro energia – come le bollette – ad attività all’inizio non direttamente impattate. Ad esempio, il titolare di una palestra che aumenta il prezzo degli abbonamenti per recuperare la maggiore spesa che ha avuto per le bollette. Per far fronte all’inflazione, la Banca centrale europea dovrà decidere oggi se alzare i tassi di interesse.

Le città dove i prezzi sono aumentati di più

Sono Bolzano, Milano e Ravenna le città con i rincari annui più elevati per le famiglie di tre persone. Quarta e quinta Genova e Trento: in questi capoluoghi bisogna spendere oltre 3.000 euro in più rispetto a un anno fa. Lo stima l’Unione nazionale consumatori in un’indagine che considera i capoluoghi di regione e i Comuni con più di 150mila abitanti.

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