Diagnosi precoce e cure tempestive. Sono queste le migliori armi per combattere un tumore che, se scoperto troppo tardi, può ridurre al minimo le possibilità di guarigione e di sopravvivenza. Fedez, 32 anni, deve la sua “fortuna” alla prevenzione. A spiegarlo in un’intervista al “Corriere della Sera” è Massimo Falconi, direttore del Centro del Pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che martedì scorso ha operato il rapper originario di Rozzano. Appena una settimana prima, il cantante aveva scoperto di essere affetto da un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Una diagnosi arrivata come una doccia gelata. A Fedez è stata asportata una parte del pancreas comprensiva del tumore.
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“I NETs possono colpire organi differenti”
“Oltre a essere rari i NETs (dall’inglese Neuro-Endocrine Tumors) sono quasi sempre ‘silenziosi’ e solo nel 20% dei casi danno sintomi specifici legati all’iperproduzione di ormoni – spiega il primario di Chirurgia del pancreas del San Raffaele al “Corsera – Sono un gruppo di neoplasie molto diverse fra loro, alcune aggressive altre ‘indolenti’, ovvero che evolvono lentamente. Parliamo di tumori che hanno origine dal sistema neuroendocrino, costituito da cellule con caratteristiche tipiche sia delle cellule endocrine, quelle che producono gli ormoni, sia di quelle nervose. Queste cellule sono presenti in tutto l’organismo, quindi i NETs possono colpire organi differenti quali pancreas, intestino, polmoni, tiroide, timo o ghiandole surrenali”.
“Spesso l’intervento chirurgico è complesso”
“In base all’aspetto delle cellule neoplastiche, i NETs si possono suddividere in ‘ben differenziati’, che crescono in genere lentamente e sono meno aggressivi (ma comunque potenzialmente maligni, possono dare metastasi anche dopo molti anni) e ‘scarsamente differenziati’, che si sviluppano più velocemente e hanno maggiori probabilità di essere metastatici fin dall’inizio – spiega il professor Falconi – Siamo di fronte a patologie molto diverse fra loro, che richiedono un approccio personalizzato. Se il tumore viene scoperto agli inizi ed è localizzato, la chirurgia radicale, ovvero l’eliminazione di tutta la massa neoplastica, può portare a guarigione alte percentuali di pazienti. Spesso l’intervento chirurgico è complesso: punta ad asportare completamente la malattia, preservando il più possibile la funzione dell’organo”.
Le terapie in caso di scoperta tardiva o recidive
“Se la rimozione del tumore è parziale o se la scoperta è tardiva e ci sono già metastasi, oppure in caso di recidive che si presentano nel tempo, oggi abbiamo comunque a disposizione diversi tipi di farmaci – aggiunge – Dalla chemioterapia (efficace solo in alcune forme) agli analoghi della somatostatina, dai farmaci a ‘bersaglio’ fino alle strategie locoregionali (come l’embolizzazione o la termoablazione epatica). Recentemente poi è stata approvata anche in Italia la nuova terapia radiorecettoriale, in grado di veicolare un’energia ‘distruttiva’ mirata in modo specifico sulle cellule cancerose”.
“E’ determinante essere curati in centri di riferimento”
Le possibilità di guarigione sono strettamente collegate “al tipo di tumore presente nel singolo malato e allo stadio della neoplasia al momento della diagnosi (se è in fase iniziale o avanzata)”. “Ma la sopravvivenza a 5 anni nel nostro Paese è alta, superiore al 60% – conclude Massimo Falconi – Negli ultimi anni, con le nuove terapie abbiamo fatto passi in avanti significativi. È però determinante essere curati in centri di riferimento, dove operano gruppi multidisciplinari di esperti, perché servono le competenze di diversi specialisti”.