Se vuoi sapere a che età andrai in pensione, upday ha fatto i calcoli per te. Abbiamo utilizzato la nuova versione del simulatore “Pensami – Pensione a misura”, sviluppato dall’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps). Ecco i risultati.
Se sei stato appena assunto dopo la scuola superiore, lavorerai almeno fino a 66 anni se sei un uomo, a 74 se sei una donna. Se invece compi quest’anno 30 anni ti potrai riposare a 65 anni in caso tu sia maschio e a 64 se sei una donna. Più fortunato chi ha cominciato ai tempi dell’approvazione della riforma Dini nel 1995: l’età minima in questo caso è 64 per gli uomini e 63 per le donne. E la massima è molto ridotta rispetto agli altri due casi, fermandosi a quota 68. Gli ultrasessantenni non sono stati inclusi nella simulazione perché il governo ha annunciato una riforma delle pensioni che potrebbe cambiare le carte in tavola.
A questo link puoi invece fare una simulazione personalizzata per la tua classe di età.
L’età del primo lavoro
Innanzitutto, una premessa metodologica. Non esistendo dati sull’età del primo lavoro in Italia, si è considerato che il primo impiego si ottiene a 19 anni. La maggioranza assoluta dei cittadini tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di scuola secondaria superiore, come certificano i dati Istat. E anche chi è andato all’università può far risultare questa data come l’inizio dei pagamenti dei contributi attraverso il riscatto della laurea. Nel conteggio, non sono state poi considerate situazioni particolari come il servizio militare obbligatorio di leva o le pensioni per precoci o addetti ai lavori gravosi e usuranti.
Le tre simulazioni
Sono state prese tre età come riferimento: chi ha convenzionalmente iniziato a lavorare da un mese e ha compiuto 19 anni nel 2022 (i nati a gennaio 2003), chi lo ha fatto dopo la riforma Fornero del 2011 (i classe 1993 che compiono 30 anni) e chi ha cominciato dopo quella Dini del 1995 (per la nostra convenzione, i nati nel 1976). Le due riforme citate sono solo le due principali introdotte. Qui puoi trovare una sintesi di tutte le altre. È stato inoltre convenzionalmente stabilito che la persona oggetto della simulazione abbia lavorato sempre nel pubblico o nel privato o con continuità come autonomo.
Ultima precisazione: il mese di nascita è stato fissato convenzionalmente a gennaio, il primo contributo invece un mese prima di compiere i 20 anni. Per i dipendenti pubblici, si è considerata l’iscrizione alle casse pensioni che l’Inps racchiude nella voce “gestione dipendenti pubblici”. Per quelli privati, quella al fondo pensione lavoratori dipendenti. Per gli autonomi, alla “gestione lavoratori autonomi”.
I neoassunti pubblici: a riposo dal 2068 al 2077
Un dipendente pubblico uomo nato nel gennaio 2003 andrà in pensione in un periodo compreso tra il primo settembre 2069 e il primo dicembre 2077. Nel primo caso, con 46 anni e 6 mesi di contributi. Nel secondo, a 74 anni e 10 mesi di età e 5 di contributi. La donna andrà in pensione invece tra luglio del 2068 con 45 anni e quattro mesi di contributi e dicembre del 2077 con gli stessi requisiti degli uomini. Con la pensione anticipata, le donne andrebbero in pensione più di un anno prima degli uomini. Le stesse condizioni si applicano per i dipendenti privati e gli autonomi.
I trentenni a riposo tra i 64 e i 74 anni di età
Passiamo a coloro che compiranno trent’anni nel 2023 e che quindi sono presumibilmente entrati nel mercato del lavoro dopo la riforma Fornero del dicembre 2011. Un dipendente pubblico uomo andrà in pensione in un periodo compreso tra il primo giugno 2058 e il primo agosto 2067. Nel primo caso, con 43 anni e nove mesi di contributi. Nel secondo, con 74 anni e sei mesi di età e cinque anni di contributi effettivi. La donna andrà in pensione invece tra novembre del 2057 con 44 anni e otto mesi di contributi e agosto del 2067 con gli stessi requisiti degli uomini. Con la pensione anticipata, le donne andrebbero in pensione qualche mese prima degli uomini. Per i privati e autonomi valgono le stesse regole.
Chi lavora dal 1995 in pensione tra i 63 e i 68 anni
Infine, spazio a chi quest’anno compirà 47 anni e che quindi ha convenzionalmente iniziato a lavorare dopo la riforma Dini del 1995. Le opzioni in questo caso si moltiplicano. Un dipendente pubblico uomo andrà in pensione in un periodo compreso tra il primo gennaio 2040 e il primo dicembre 2044. Nel primo caso, con 42 anni e quattro mesi di contributi. Nel secondo, con 68 anni e 10 mesi di età e 20 anni di contributi effettivi se l’importo della pensione non è inferiore ad una certa soglia. La donna andrà in pensione invece tra luglio del 2039 con 43 anni e quattro mesi di contributi e il primo dicembre 2044 con le stesse condizioni dei maschi. Le stesse condizioni si applicano a privati e autonomi.