Aumentano i prezzi di benzina e diesel self service. L’incremento arriva dopo la decisione del governo Meloni di non rinnovare lo sconto sulle accise introdotto dall’esecutivo Draghi. Ecco una panoramica.

Il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self è 1,764 euro al litro. L’ultimo dato del 29 dicembre aveva registrato un prezzo di 1,627 euro al litro. Il prezzo medio praticato del diesel self service è invece di 1,827 euro al litro a fronte degli 1,693 euro al litro registrati nell’ultima rilevazione del 2022. Questi numeri sono frutto dell’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy aggiornati alle 8 di lunedì 2 gennaio.

Il governo Meloni non ha rinnovato lo sconto

L’ultima rilevazione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva mostrato che il prezzo medio della benzina self-service era ai minimi da un anno e mezzo. Quello del diesel per automobili era invece su valori inferiori alla rilevazione del 7 febbraio 2022. Sulla base di questi dati, il governo Meloni ha deciso di non rinnovare il taglio delle accise introdotto dall’esecutivo Draghi a marzoSconto che era già stato ridotto per il mese di dicembre.

Quanto risparmia lo Stato

Come scrive Il Sole 24 Ore, il rialzo delle accise dovrebbe aver portato nelle casse dello Stato un gettito aggiuntivo di 317 milioni di euro in più nel mese di dicembre. Secondo un calcolo di PagellaPolitica invece, tra fine marzo e fine dicembre questo sconto è costato 7,3 miliardi di euro, quasi 730 milioni al mese.

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Possibili nuove tensioni sul prezzo dei carburanti

Nei prossimi mesi potrebbero emergere alcune tensioni sui prezzi dei carburanti, causate ad esempio dal tetto al prezzo del petrolio russo trasportato via mare imposto dall’Unione europea e dai Paesi del G7 con l’Australia. Va anche ricordato che dal 5 dicembre i 27 hanno attuato un embargo sul greggio russo che arriva via nave. Per capire l’importanza di questa misura, basta ricordare che a novembre la Russia ha esportato nell’Unione europea il 30% del suo greggio e dei suoi derivati petroliferi. Mosca è il secondo più grande esportatore di petrolio al mondo, dopo l’Arabia Saudita.

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