Grano, farina e olio di semi di girasole, ma anche zucchine e caffè, sono sempre più costosi. L’inflazione, mai così alta in Italia dal 1990, sta mostrando i suoi effetti anche sul comparto alimentare, e non solo sui prodotti importati da Russia e Ucraina. Per alcuni, la causa sarebbe da rintracciare nella speculazione, ma a un’attenta analisi la situazione appare più complessa. Ad upday ne hanno mostrato i possibili risvolti Alessandra Rivolta di Altroconsumo e Lorenzo Bazzana di Coldiretti.

A fine maggio il prezzo del grano è sceso del 9% in soli tre giorni, dopo mesi di rincari record. Quel calo repentino alla chiusura settimanale della Borsa merci di Chicago, che stabilisce le quotazioni delle materie prime a livello mondiale, veniva registrato subito dopo l’impegno dell’Onu a garantire le spedizioni di grano bloccato in Ucraina e altre condizioni favorevoli come la disponibilità quasi certa da parte dell’India a esportare le sue scorte. Nulla di concreto, ma abbastanza per far scendere da un giorno all’altro il prezzo di uno dei cereali più richiesti al momento. Per alcuni si è trattato di un chiaro sintomo di speculazione, ma il quadro è ben più complesso di quanto si potrebbe pensare.

Inflazione e prodotti alimentari

Il grano non è l’unico bene alimentare ad aver subito aumenti di prezzo vertiginosi nell’ultimo periodo, in particolare dallo scoppio del conflitto in Ucraina. Da Assoutenti ad Altroconsumo, sono diverse le associazioni a difesa dei consumatori che hanno lanciato l’allarme. Nello specifico, Altroconsumo ha inviato una segnalazione all’Antitrus per chiedere di far luce su eventuali speculazioni sui prezzi dei prodotti alimentari.

In un anno il prezzo dell’olio di girasole è aumentato dell’85%, quello della farina del 24% e quello della pasta del 21%. Ma hanno subito importanti rincari anche prodotti apparentemente slegati dalla guerra, come l’olio extravergine di oliva (+13%), lo zucchero (+9%), le zucchine (+32%) e le pere (+25,8%).

“Ci troviamo a vivere un momento di chiara inflazione, dopo anni di forte stabilità dei prezzi”, spiega Alessandra Rivolta, Market Research Analyst di Altroconsumo, a proposito dell’aumento dei prezzi sui prodotti alimentari in Italia e in Europa. Nel mese di aprile l’inflazione nella zona Ocse era aumentata del 9,2% rispetto all’8,8% del mese precedente e l‘indice dei prezzi alimentari è cresciuto di un punto e mezzo percentuale in un mese, raggiungendo ad aprile l’11,5%, dopo il 10% registrato a marzo. In Italia, a maggio, l’Istat ha registrato i valori massimi di inflazione raggiunti dal 1990 ad oggi con un aumento dei prezzi pari allo 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua.

I rischi oltre l’aumento dei prezzi

“Mi sembra che stiamo guardando la pagliuzza con una trave in un occhio. Forse non ci rendiamo conto che il rischio è che domani mattina il mondo abbia fame”. Per Lorenzo Bazzana, responsabile economico Coldiretti, occorre fare una lettura meno superficiale della realtà per comprendere cosa sta succedendo.

A causare l’aumento dei prezzi attuale è stato un insieme di fattori. Fin dallo scoppio della pandemia il mercato mondiale ha dovuto affrontare diverse crisi: la chiusura delle attività produttive prima, e la ripresa a pieno ritmo di tutte le produzioni dopo, hanno avuto un impatto importante sugli equilibri economici mondiali. In questo contesto già precario si è poi inserito il conflitto innescato da Mosca, e il blocco alle esportazioni di Russia e Ucraina, due Paesi decisivi per diverse materie prime come il grano e soprattutto l’energia, hanno fatto il resto.

“Il grano bloccato nei silos in Ucraina, i rincari sui costi dell’energia conseguenti al blocco delle esportazioni russe, le chiusure imposte dalla pandemia in diverse aree del mondo, in alcuni casi ancora presenti come in Cina, hanno creato una tempesta perfetta – spiega Bazzana – che finisce anche nel prezzi sugli scaffali del supermercato”.

Come riconoscere i prezzi da speculazione

“Anche se per alcuni prodotti, come il grano e l’olio di girasole, i rincari sono legati alla guerra in Ucraina, non è questa l’unica causa del momento di inflazione che stiamo vivendo. Non dimentichiamo che già prima che la Russia invadesse Kiev, il mondo intero ha dovuto fare i conti con un fenomeno epocale qual è stata la pandemia“, prosegue Rivolta, “che aveva gà innescato un aumento dei prezzi per diversi prodotti”.

Come distinguere allora tra aumento fisiologico dei costi e speculazione? “Per il consumatore che si trova davanti allo scaffale del supermercato è impossibile riuscirci, per questo abbiamo chiesto all’Antitrust di indagare sugli aumenti e al governo di ampliare la platea dei cittadini che possono accedere ai buoni spesa”.

La questione è complessa. Anche in un contesto generale di fisiologica inflazione come quella che stiamo vivendo adesso “si possono verificare fenomeni di speculazione, soprattutto per quelle materie prime, come i cereali, lo zucchero o il caffè, i cui prezzi vengono negoziati su borse merci internazionali”.

“Per le commodities, ovvero le materie prime, molto spesso i prezzi sono stabiliti sul mercato internazionale”, concorda Bazzana, “questo impone alle industrie italiane che li acquistano di alzare il costo del prodotto finale, ma farei attenzione a spiegare una situazione così a rischio come è quella attuale alla luce della sola speculazione”.

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