Energia e inflazione, due delle parole del 2022, continueranno ad accompagnarci anche nel prossimo anno. A queste si aggiungeranno anche ‘Piano nazionale di ripresa’ e ‘patto di stabilità’. Ecco una panoramica.

Piano nazionale di ripresa e resilienza

Dichiarati raggiunti i 55 obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nella seconda metà del 2022, il governo deve già iniziare a guidare la nave Italia verso nuovi lidi. Entro giugno vanno ottenuti 27 obiettivi: tra questi, c’è l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti. La ricompensa? 16 miliardi. Più si va avanti nell’attuazione, più diminuiscono gli obiettivi qualitativi (come scrivere una norma) in favore di quelli quantitativi (ad esempio completare una ferrovia). La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta consapevole che sulla messa a terra “ci sono oggettivamente difficoltà, dall’aumento dei costi delle materie al caro energia”.

Leggi anche: “Raggiunti tutti gli obiettivi previsti per il secondo semestre 2022”, le parole del ministro Fitto sul Pnrr

Il patto di stabilità

Sospeso prima per lo scoppio della pandemia e poi per la crisi energetica, dovrebbe rientrare in vigore nel 2024. In versione riveduta e corretta. La proposta della Commissione europea prevede di mettere da parte alcune delle regole più rigide e quindi più inapplicabili per tenere sotto controllo i debiti pubblici. Al loro posto, un ruolo maggiore dello stesso esecutivo europeo nel monitorare la riduzione del debito pubblico e nell’approvare riforme e investimenti. Da ultimo, ci sarebbero sanzioni reputazionali: se le nuove regole verranno approvate così come sono, il ministro di un Paese inadempiente dovrà mostrare davanti al parlamento europeo come il suo Paese intende rientrare dall’infrazione. Il dibattito infiammerà tutto il 2023. Giorgia Meloni ha più volte ripetuto che vorrebbe un maggiore focus sulla crescita del Prodotto interno lordo dei Paesi.

Leggi anche – Da AstroSamantha a Zelensky, tutte le parole del 2022

I rinnovi dei consigli di amministrazione delle partecipate

Eni, Enel, Leonardo, Monte dei Paschi di Siena, Poste italiane, Terna. In ordine alfabetico, sono queste alcune delle società con lo Stato come azionista i cui Consigli di amministrazione scadono quest’anno. Tutte insieme hanno oltre 300mila dipendenti: quasi quattro volte quelli di Meta, che controlla WhatsApp, Instagram e Facebook. Le prime due sono gruppi energetici, il terzo è un gigante della Difesa, poi c’è la banca più antica del mondo.

Ci sono anche le Poste che ormai guadagnano soprattutto dai servizi assicurativi e finanziari. Infine, c’è Terna, che possiede la rete di trasmissione di elettricità in alta e in altissima tensione. Quest’anno verrà anche rinnovato il Cda di Mediobanca, un tempo crocevia del capitalismo italiano. E di Banco Bpm, tra le società cresciute di più all’indice principale della Borsa italiana nel 2022 e potenziale acquirente del Monte dei Paschi.

Leggi anche: Borsa italiana, le cinque società che sono cresciute di più nel 2022

Il punto sull’inflazione

Per una volta, il carbone della Befana potrebbe essere un buon segnale. Il 5 gennaio l’Istituto nazionale di statistica diffonderà i dati sui prezzi al consumo del mese di dicembre: con ogni probabilità saranno in aumento rispetto a un anno fa.

Ma la fiammata dell’inflazione potrebbe essere in fase di (lento) spegnimento. Facendola diventare, per tornare alla Befana, carbone. Gli ultimi dati Istat relativi al mese di novembre hanno confermato un aumento dei prezzi per l’intero sistema economico dell’11,8%. Tuttavia, non c’è stata un’accelerazione rispetto ad ottobre.

Nel grafico, l’aumento dei prezzi anno su anno dal 1987. Non essendoci ancora dati definitivi, dal 2022 si tratta di previsioni.

Statistic: Italy: Inflation rate from 1987 to 2027 (compared to the previous year) | Statista
Find more statistics at Statista

Per contenere l’inflazione, a dicembre la Banca centrale europea ha alzato per la quarta volta i tassi di interesse da luglio. E la presidente Christine Lagarde ha detto che “la strada da fare è ancora lunga“. Una via lastricata delle migliori intenzioni. Ma che potrebbe avere come effetto collaterale la recessione.

La crisi energetica

Il prezzo del gas alla borsa Ttf è ritornato ai livelli precedenti l’invasione russa dell’Ucraina, rendendo più economica la bolletta dell’elettricità. E il Consiglio dei ministri dell’Energia dell’Unione europea ha fissato un tetto al prezzo dopo trattative durate mesi. Ma la crisi energetica è tutt’altro che finita. E continuerà anche nel 2023: le forniture di gas e petrolio dalla Russia saranno meno rispetto al 2022. E parte delle misure del governo contro il caro energia scadono a fine marzo. Per non parlare della grande incognita: capire se la Cina ripartirà, tornando ad assorbire così grandi quantità di gas naturale liquefatto.

Leggi anche – Energia, cinque motivi per cui la crisi continuerà anche nel 2023

Source link