Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi di interesse dello 0,75%. Ecco quali saranno le conseguenze sui mutui a tasso variabile.
Tassi di interesse su dello 0,75%. Lo ha deciso il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che ha così portato il tasso principale al 2%. La mossa è finalizzata a contrastare l’inflazione, che in Italia a settembre ha registrato una crescita annua dell’8,9%.
Le cause dei rialzi
L’Istituto guidato da Christine Lagarde ha alzato i tassi di interesse per la terza volta quest’anno, dopo un primo aumento a luglio di 50 punti base e un secondo di 75 punti base alla fine di settembre. Questi tre rialzi sono arrivati dopo una pausa senza incrementi che durava dal 2011. Mosse indirizzate a combattere l’inflazione: più i tassi sono alti, minore è la richiesta di credito da parte di cittadini e imprese. Cala quindi la domanda e si raffreddano anche gli aumenti dei prezzi. Effetto collaterale della crescita dei tassi di interesse è però la diminuzione dell’espansione dell’economia. O addirittura la recessione.
Quanto ci vorrà a vedere gli effetti sulla riduzione dell’inflazione? Il fresco vincitore del Nobel per l’Economia Ben Bernanke ritiene che i ritardi tra l’attuazione di una politica monetaria e i suoi effetti sull’inflazione possano arrivare a due anni. Qui trovi questo meccanismo spiegato in modo semplice, con un esempio.
Gli effetti concreti
Un esempio concreto è stato invece simulato da Facile.it. Il portale italiano di comparazione prezzi ha ipotizzato che un mutuatario (da ora in poi prendiamo come esempio una coppia) abbia chiesto a gennaio del 2022 un finanziamento di 126.000 euro da restituire in 25 anni, con pagamento mensile di 456 euro. E ha anche ipotizzato che l’Euribor, l’indice di riferimento per i mutui variabili, cresca dello 0,75%. Esattamente la stessa percentuale del rialzo dei tassi deciso dalla Banca centrale europea.
“Mutui più cari di quasi 150 euro ogni mese”
In questa simulazione, la nostra coppia si troverebbe quindi a pagare 604 euro, una rata più cara di quasi 150 euro rispetto a quella di partenza. “Se nella prima parte del 2022 le rate sono cresciute leggermente (da gennaio a giugno il rincaro è stato di soli 13 euro), dopo gli aumenti dei tassi da parte della Bce (+0,50% a luglio e +0,75% a settembre) gli indici dei mutui variabili sono schizzati alle stelle tanto che, a ottobre 2022, la rata è arrivata a circa 556 euro, ovvero circa 100 euro in più rispetto a quella iniziale”, scrive Facile.it nella sua analisi.
Le aspettative future
Se si guarda però ai Futures sugli Euribor, che rappresentano l’aspettativa che gli operatori hanno sull’andamento dell’indice nei prossimi anni, emerge un possibile aumento ancor più consistente. Secondo queste previsioni, entro fine anno l’Euribor arriverà al 2,24%. Se le attese fossero confermate, la rata del mutuo della nostra coppia salirebbe addirittura a 630 euro: 174 euro in più rispetto a inizio anno.
Il ministro Giorgetti: “Confidiamo nella saggezza della Bce”
Mercoledì al Senato la nuova presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che la decisione di alzare i tassi è stata “da molti reputata azzardata“. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha invece sottolineato: “Dobbiamo fare quello che dobbiamo fare. Una banca centrale ha il mandato della stabilità dei prezzi e deve perseguirlo usando tutti i mezzi”.
Lagarde ha proseguito: “Ovviamente non significa che trascuriamo il rischio di recessione. Ma ci preoccupa il fatto che i bassi redditi non sono solo vulnerabili al rischio di recessione, ma anche alla realtà dell’inflazione. I governi devono perseguire politiche di bilancio che portino alla discesa dei debiti elevati, e le politiche strutturali devono aumentare il potenziale di crescita”, ha poi aggiunto la presidente della Bce.
Dall’Italia si è fatto sentire il nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: “Confidiamo nella saggezza della Bce nell’interpretare le cause della recente impennata dell’inflazione e nel tener conto del rallentamento in corso nell’economia europea”.
Nessuna indicazione sulla fine degli aumenti
E il futuro? Secondo Lagarde, la Banca centrale europea potrebbe dover alzare i tassi ancora in “diverse riunioni”. La presidente non ha indicato un tasso terminale, quello raggiunto il quale l’istituto di Francoforte intende fermarsi. Lagarde ha spiegato che dipenderà dai dati e dalle valutazioni fatte a ciascuna riunione del Consiglio direttivo: “Ad un certo punto dovremo naturalmente identificare il tasso che porti l’inflazione all’obiettivo del 2%”.