Dal primo gennaio 2023 le sigarette costeranno 20 centesimi in più. L’aumento sarà invece di ulteriori 10-15 centesimi dal 2024 al 2026. La causa? Il rialzo delle accise previsto dalla manovra del governo Meloni. Diverso il discorso per le sigarette elettroniche.

Più 20 centesimi nel 2023 e più 10-15 centesimi dal 2024 al 2026. Questo sarà l’aumento in media del costo delle sigarette dovuto al rialzo delle accise previsto dalla manovra del governo Meloni. Qui puoi leggere la norma scritta nella bozza della legge di bilancio.

Di quanto aumentano le accise

Dopo due anni di non aumenti della tassazione, il testo alza l’accisa cosiddetta specifica da 23 a 36 euro per 1.000 sigarette nel 2023, a 36,50 euro nel 2024 e a 37 euro a partire dal 2025. L’aumento della parte fissa porta però con sé un automatico ribasso della parte variabile dell’accisa.

Stabilizzata la tassa sulle sigarette elettroniche

Viene stabilizzata invece la tassa sulle sigarette elettroniche, già protagoniste negli anni passati di rialzi poi però cancellati trovando i fondi altrove. Si tratterà di circa di 8 centesimi per millilitro per le e-cig senza nicotina e di circa 13 centesimi per millilitro per quanto concerne i prodotti con nicotina. Come scrive Repubblica invece, per quanto riguarda altre sigarette elettroniche, come i tabacchi da inalazione senza combustione, l’accisa era prevista salire al 40% dal 2023. La Legge di Bilancio scagliona invece l’aumento nel corso degli anni, fissandola al 36,5% dal prossimo anno, al 38% dal 2024, al 39,5% dal 2025 e al 41% dal 2026.

Quanti sono i fumatori in Italia

Ci sono 12,4 milioni di fumatori in Italia: quasi un italiano su quattro con più di 15 anni. A dirlo sono i dati dell’Istituto superiore di sanità. Gli ex fumatori sono il 14,9% della popolazione over 15 e i non fumatori il 60,9%.

Come funziona la Manovra

Il Documento programmatico di bilancio (Dpb) è stato mandato alla Commissione europea aggiornato rispetto a quello già inviato dall’uscente governo Draghi che conteneva solo lo “scenario tendenziale a legislazione vigente”. È stato anche inviato al parlamento dove quest’anno la discussione comincia dalla Camera dei deputati, visto che lo scorso anno è toccato al Senato.

Una coincidenza che dovrebbe favorire il governo dal momento che a Montecitorio la maggioranza è più ampia che a Palazzo Madama. Come da consuetudine degli ultimi anni, l’assemblea presieduta da Ignazio La Russa si limiterà probabilmente solo a votare la legge che deve essere approvata entro il 31 dicembre per evitare il cosiddetto esercizio provvisorio. In questo caso, la spesa pubblica sarebbe consentita solo “per dodicesimi”, ossia dividendo per 12 la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di bilancio dell’anno precedente. Questo tetto mensile alle uscite potrebbe però durare solo fino ad aprile.

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