Rischio rincari per benzina e diesel. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio Opec+ ha annunciato un taglio della produzione di oltre un milione di barili al giorno. È la seconda riduzione in meno di sei mesi.

L’Opec+ ha annunciato a sorpresa un taglio della produzione di petrolio che supererà un milione di barili al giorno, riducendo l’offerta da maggio nonostante una ripresa dei prezzi dai minimi di 15 mesi. L’Arabia Saudita sarebbe alla guida del cartello che ha richiesto i tagli, prospettando una riduzione dell’offerta di 500.000 barili al giorno.

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Quali Paesi parteciperanno al taglio

Altri membri, tra cui il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti e l’Algeria hanno seguito l’esempio, mentre la Russia ha affermato che il taglio della produzione che stava attuando da marzo a giugno continuerà fino alla fine del 2023. A partire da maggio, dunque, ci saranno 1.16 milioni di barili al giorno in meno di greggio che affluiranno sul mercato rispetto a quanto previsto in precedenza. Il taglio si somma ad un altro già in vigore fino alla fine del 2023 e, secondo i calcoli di Reuters, potrebbe portare ad una riduzione pari al 3,7% della domanda mondiale di petrolio.

Il Cremlino: “La decisione corrisponde agli interessi energetici del mondo”

“La decisione di tagliare la produzione di petrolio corrisponde agli interessi energetici mondiali e contribuisce a mantenere i prezzi a un livello adeguato”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Siamo guidati dalle decisioni prese dai Paesi produttori di petrolio. In questo caso, la posizione dei Paesi Opec e Opec+ (che include Russia e Messico tra gli altri, ndr) è importante. In questo caso, corrisponde agli interessi energetici del mondo e contribuisce a mantenere i prezzi mondiali del petrolio e dei prodotti petroliferi a un livello adeguato. È a questo che bisogna ispirarsi”, ha detto Peskov.

Cosa succede ora: aumenta il prezzo del petrolio

L’effetto annuncio ha già fatto schizzare il Brent, il principale indice di riferimento. Alle 15.53, guadagnava oltre il 6% (a questo link puoi seguire il suo andamento live). L’Unione europea non compra più petrolio russo dal 5 dicembre e dal 5 febbraio nemmeno i prodotti petroliferi raffinati da Mosca. Il 5 dicembre era anche entrato in vigore il tetto al prezzo del petrolio russo trasportato via mare: 60 dollari al barile. Una sanzione applicata dal G7 con l’Australia.

Fonte Agi

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