L’Antitrust ha irrogato una sanzione di due milioni e 100mila euro alla società Telecom Italia S.p.A., nota anche come Tim, per aver violato l’articolo 65 del Codice del Consumo. In base a quanto è stato ricostruito, la società ha attivato ai titolari di una scheda ricaricabile un servizio aggiuntivo a pagamento senza che questi avessero espresso alcun consenso.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha imposto una sanzione di due milioni e 100mila euro nei confronti di Telecom Italia/Tim, perché ha violato l’articolo 65 del Codice del Consumo attivando in modo automatico un servizio aggiuntivo a pagamento per i clienti titolari di una scheda Sim ricaricabile senza che questi avessero espresso il loro consenso. La notizia, riportata nel bollettino dell’Agcm del 20 marzo scorso, è stata diffusa dall’organizzazione dei consumatori Altroconsumo che ha dato anche alcuni consigli in merito agli utenti coinvolti.

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Cosa viene contestato

Come si legge nel bollettino, l’Antitrust si è espressa in merito alla “condotta posta in essere dal Professionista consistente nell’aver attivato automaticamente ai propri clienti titolari di scheda SIM telefonica ricaricabile ‘voce, dati, sms’ un servizio aggiuntivo a pagamento. In particolare, Telecom ha aumentato (fino a 2 euro) il costo mensile del piano tariffario con la contestuale offerta di Giga aggiuntivi, senza che gli utenti abbiano espresso alcun preventivo consenso al riguardo”.

Tim, si sottolinea, ha attivato questo servizio dandone preavviso via sms e we, nonché facoltà di recedere dal contratto/cambiare operatore senza penali e costi entro un termine che è poi stato esteso. Nel bollettino, Agcm riferisce anche che “Telecom ha, poi, dichiarato di aver garantito il rimborso degli importi addebitati a seguito della manovra di repricing a tutti i clienti interessati che ne hanno fatto richiesta”.

Tuttavia, si rileva, la condotta attuata viola l’articolo 65 “non consentendo all’utenza di aderire alla variazione dell’offerta secondo uno schema di opt-in, bensì esigendone la specifica attivazione in opt-out per rimanere al piano tariffario originario, e sfruttandone pertanto l’inerzia per incrementare gli introiti“. Secondo l’autorità, “Telecom, anziché attivare di default il servizio aggiuntivo a pagamento, obbligando così il consumatore a manifestare il proprio rifiuto, avrebbe dovuto, in conformità al dettato normativo di cui all’articolo 65 del Codice del Consumo, subordinare l’attivazione del servizio aggiuntivo all’acquisizione del consenso espresso dell’utente, in mancanza del quale quest’ultimo rimarrà al piano tariffario precedente”.

Cosa succede ora

L’Antritrust ha irrogato alla società Telecom Italia S.p.A. una sanzione amministrativa pecuniaria di 2.100.000€, che deve essere pagata entro il termine di trenta giorni dalla
notificazione del provvedimento. Se questo non avviene entro il termine indicato ma con un ritardo comunque inferiore a sei mesi, si spiega, “devono essere corrisposti gli interessi di mora nella misura del tasso legale a decorrere dal giorno successivo alla scadenza del termine del pagamento e sino alla data del pagamento”. In caso di ulteriore ritardo nell’adempimento, “la sanzione irrogata è maggiorata di un decimo per ogni semestre a decorrere dal giorno successivo alla scadenza del termine del pagamento e sino a quello in cui il ruolo è trasmesso al concessionario per la riscossione; in tal caso la maggiorazione assorbe gli interessi di mora maturati nel medesimo periodo”.

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