«Il mio cliente ha agito nell’unico modo possibile», ha spiegato uno dei due difensori dell’imputato, l’avvocato Monica Alberti, e anche lo stesso poliziotto in aula ha spiegato la particolare situazione in cui si venne a trovare: l’uomo venne ammanettato ad un polso ma nell’altra mano brandiva un coltello e per farlo arrendere è stata praticata una manovra di atterramento secondo le procedure.
Non è dell’avviso l’accusa che ipotizza l’uso eccessivo della forza per fermare la persona che brandiva l’arma bianca, fatto per il quale il marocchino ha patteggiato una pena. Oltre al soggetto fermato – ma non tecnicamente arrestato – al pronto soccorso di Varese arrivò anche il poliziotto oggi a giudizio, con prognosi di 20 giorni (contro i 5 dell’altro ferito, il marocchino).
Il 10 gennaio 2020, un giovedì, nel primo pomeriggio, furono diverse le chiamate di passanti atterriti al 112 per la presenza del soggetto pericoloso e sanguinante nel sottopasso di via Morosini a Varese. L’intervento delle Volanti fu rapido e il fatto destò tale allarme sociale da produrre polemiche anche in ambito politico amministrativo locale.
Il processo celebrato oggi nell’aula bunker del tribunale di Varese è alle battute finali e la sentenza è prevista per il mese di settembre.
Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa