È ormai da una settimana che l’Ucraina resiste al feroce attacco di Putin. Giorni in cui tante mamme hanno dovuto salutare i loro mariti, raccogliere pochi oggetti essenziali e fuggire nei paesi vicini per mettere in salvo i propri figli. Giorni in cui tantissimi altri ucraini sono rimasti nelle proprie città a combattere, per resistere e difendere la libertà del proprio paese. In una settimana il mondo è cambiato. Alle porte dell’Europa, in una manciata di giorni si è passati da una quotidianità fatta di vitalità, lavoro, cultura e divertimento a strade invase dai carri armati sotto i boati delle bombe. 

Quali sono i momenti di questa settimana di guerra che resteranno indelebili nelle nostre menti? Ce ne sarebbero tantissimi, ma ne abbiamo scelti 10, arrivati fino a noi grazie al racconto di chi è rimasto in Ucraina e che attraverso i social condivide con il mondo la sua nuova, tragica quotidianità. 

Nei rifugi delle metropolitane nasce la vita

Mentre fuori ha iniziato ad infuriare l’attacco russo contro la città di Kiev, in tanti hanno dovuto trovare rifugio nelle cantine, nei rifugi pubblici o nelle stazioni delle metropolitane. È stato lo stesso per una ragazza di soli 23 anni che, con il suo pancione da nono mese di gravidanza, è stata costretta a trovare un posto sicuro per sé e per la fragile vita che portava in grembo. La piccola Mia (è questo il suo nome), incurante delle bombe e dei carri armati sopra la sua testa, è venuta al mondo nella metropolitana della capitale, durante i primi giorni di guerra. Un vero miracolo di vita e resilienza.

Matrimonio in guerra 

Yaryna Arieva e Sviatoslav Fursin, due giovani ucraini di 21 e 24 anni, avevano programmato di scambiarsi le promesse nuziali il prossimo maggio. Poi Putin ha invaso il loro paese e i due, invece di perdersi d’animo, hanno anticipato il loro matrimonio con una cerimonia lampo per poter combattere insieme da marito e moglie. Si sono sposati sotto le bombe durante il primo giorno di guerra e finita la cerimonia, hanno tolto i bellissimi abiti nuziali per imbracciare il fucile e difendere Kiev, la loro città.

L’inno ucraino è più forte delle bombe

Il suono dell’inno nazionale ucraino suonato da un giovanissimo trombettista al balcone, mentre intorno si sentono le esplosioni delle bombe, è un’immagine tanto potente quanto disarmante. 

Umanità

Tra le mille folli sciocchezze propagandistiche che Putin sta sparando ai quattro venti in questi giorni, c’è una verità: russi e ucraini sono fratelli. E nonostante il “tradimento” subito, gli ucraini lo hanno dimostrato in più di un’occasione. A un soldato russo, dopo essersi arreso, è stato permesso di chiamare la sua mamma, mentre si rifocillava con qualcosa di caldo e qualcosa da mangiare. Un atto di profonda umanità. 

Lo scotch alle finestre

È un gesto che sembrerebbe insensato, ma che dimostra quanto il popolo ucraino non abbia intenzione né di arrendersi né di lasciare le proprie case. Mettere lo scotch ai vetri delle finestre è un modo per evitare che i vetri vadano in frantumi se ci dovesse essere un’esplosione nelle vicinanze.

Raccogliere i cocci, cantando l’inno

Ma non tutti sono riusciti a risolvere con un po’ di scotch. In tanti si sono ritrovati la casa distrutta dalle bombe o dall’onda d’urto delle esplosioni. E nonostante questo non ci si arrende: si raccolgono i cocci, si rimette in ordine, in lacrime, provati dall’ingiustizia della violenza subita, cantando l’inno nazionale dell’Ucraina.

Rifugi e zaini sempre pronti 

C’è una cosa che evidenzia la precarietà del momento in Ucraina e che accomuna tutti quelli che sono rimasti a difendere le proprie case: i rifugi e gli zaini sempre pronti. Intere famiglie che cercano riparo nella metropolitana, nei rifugi pubblici o nelle cantine di casa, con poche cose riposte in uno zaino da prendere all’ultimo istante prima di andar via, nel caso non ci fosse altra salvezza che la fuga.

I semi di girasole

Rabbia e coraggio. È questo quello che arriva guardando la donna ucraina che affronta a viso scoperto un gruppo di soldati russi, offrendo loro dei semi di girasoli (uno dei simboli dell’Ucraina). Nel video condiviso dai giornali di tutto il mondo si sente la donna dire ai soldati: “prendete questi semi e metteteli nelle vostre tasche, così quando morirete cresceranno almeno dei girasoli”.

Il bar della speranza (o della resistenza)

Sono pochissimi i negozi ancora aperti a Kiev, ma tra questi c’è un bar che nonostante le bombe, la morte e la distruzione che c’è intorno continua a non abbassare la serranda. Con un rifugio antiaereo nello scantinato, il proprietario cerca di resistere offrendo ai pochissimi passanti una parvenza di normalità.

Come aiutare

Senza ombra di dubbio, il mondo è con l’Ucraina. Sono incalcolabili le associazioni umanitarie e i privati che in ogni parte d’Italia e del mondo si sono attivati per raccogliere beni di prima necessità, cibo, medicinali, indumenti caldi da inviare alle centinaia di migliaia di ucraini che, da un giorno all’altro, sono stati costretti a combattere o a fuggire da una guerra ingiusta e inutile. Oltre agli aiuti umanitari, per aiutare i militari che sono rimasti a difendere la propria terra e la propria libertà, potete fare una donazione qui (https://savelife.in.ua/en/donate/     https://uahelp.monobank.ua/).

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