Un bambino di due anni è morto, intorno alle 22.30 di domenica. Annegato in mare, a Torre del Greco. Nel pomeriggio di oggi (lunedì) c’è stata una svolta sconvolgente nell’inchiesta: la madre, una quarantenne, è stata arrestata per omicidio volontario. Indagano i carabinieri, coordinati dal magistrato della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che stanno approfondendo la vicenda. I risvolti della vicenda sono terribili, e hanno a che fare — è la cronaca del Corriere del Mezzogiorno — con una probabile depressione della madre, una quarantenne italiana, che ha tentato il suicidio gettandosi in mare — è l’ipotesi sempre più concreta degli investigatori — con il piccolo.
La donna lo avrebbe gettato in acqua per poi lanciarsi ma sarebbe stata fermata appena in tempo. Non sono bastati i soccorsi, invece, per salvare il figlioletto.
È successo all’altezza della spiaggia in località La scala, dove il bambino, che era lì con la madre (di Torre del Greco, un altro figlio di sette anni) in circostanze da chiarire, è finito in mare; subito dopo in acqua si sarebbe lanciata anche la donna. Dei giovani sarebbero intervenuti per il salvataggio. Per il piccolino non c’è stato nulla da fare e il personale del 118 non ha potuto fare altro che constatarne la morte. Il tratto di spiaggia è stato sequestrato. La salma è a disposizione della magistratura.
La donna è stata interrogata per diverse ore, in mattinata, nella caserma dei carabinieri dal pm di turno di Torre Annunziata; a coordinare le indagini è il procuratore Nunzio Fragliasso. È stato ascoltato anche il marito. Al centro delle indagini i rapporti familiari della donna, che sembra non avesse mai avuto problemi psichici in precedenza. Si cerca in particolare di capire se domenica sera, prima che madre e figlio uscissero di casa, sia avvenuta una lite in famiglia o qualche altro episodio che possa avere indotto la donna a dirigersi verso il mare per farla finita. O se invece si sia trattato di un incidente. Nel frattempo sono stati ascoltati anche alcuni testimoni che si trovavano sul posto al momento della tragedia. Tra loro, naturalmente, anche i giovani che si sono tuffati in mare per tentare di salvare il bambino.
Sarebbe stato un uomo il primo a provare a prestare soccorso. A raccontare la vicenda sono due amici minorenni che poco dopo si sono gettati in acqua per aiutarlo, dopo averlo visto in difficoltà nel trascinare il piccolo. «Abbiamo udito le grida di aiuto provenire dalla zona e quando ci siamo avvicinati abbiamo notato una donna sull’estremità della scogliera e un uomo in mare. Abbiamo poi pensato potesse essere il padre del piccolo, anche se non lo sappiamo — raccontano —. Visto che era in difficoltà, abbiamo deciso di entrare in acqua dalla parte dove sapevamo si faceva piede fino a raggiungere la zona dove si trovava il bimbo. Ma già nel portarlo a riva abbiamo capito che la situazione era disperata».
I ragazzi avrebbero poi dato una mano alla donna: «Quando siamo tornati verso la scogliera, la signora era in evidente stato di choc e farfugliava qualcosa, dicendo di essere stata rapinata da una persona straniera. Arrivati a riva, c’era chi stava provando a rianimare il piccolo attraverso un massaggio cardiaco, una pratica risultata purtroppo inutile».
Sulla piccola spiaggetta in cui è avvenuta la tragedia ora c’è, deposta da uno sconosciuto, una croce in legno. Sulla sabbia sono ancora visibili i rilievi che i carabinieri hanno effettuato durante la notte, prima che l’arenile venisse posto sotto sequestro. Poi ci sono le voci di chi vive davanti al mare. «Non è pensabile che una mamma arrivi ad uccidere il figlio piccolo. È una tragedia terribile» sospira un’anziana, che aggiunge di« non avere chiuso occhio». «Per tutta la notte è stato un via-vai di auto e mezzi di soccorso — racconta un altro residente—. Non dimenticherò mai quanto accaduto».