Dopo Commissione e Consiglio europeo, anche il Parlamento Ue ha chiesto a deputati, assistenti e personale di disinstallare l’applicazione cinese dai propri dispositivi, aziendali e personali. Si parla di “problemi di sicurezza informatica” e c’è preoccupazione per un uso irregolare di dati sensibili.

Anche il Parlamento europeo, dopo Commissione e Consiglio, ha deciso di sospendere l’utilizzo dell’applicazione TikTok a partire dal 20 marzo 2023 sui dispositivi aziendali “registrati nell’applicazione di gestione mobile del Parlamento”. “L’applicazione, una volta scaricata e installata su questi dispositivi, deve essere disinstallata il prima possibile. Il Pe raccomanda inoltre vivamente ai membri e al personale, compresi gli APA (Assistenti Parlamentari) di rimuovere TikTok dai propri dispositivi personali”. Così quanto si legge in una comunicazione della Direzione Generale dell’ufficio per l’innovazione e il supporto tecnologico del Parlamento europeo.

“Sui telefoni aziendali forniti dal Parlamento non possiamo scaricare nessuna App che non sia strettamente legata all’attività lavorativa, a meno che non si faccia richiesta formale agli uffici High Tech correlata di valide motivazioni”, ha detto a upday Riccardo Sciuto, Policy Advisor al Parlamento europeo da 14 anni. “Il vero problema è legato ai telefoni personali, su cui possiamo scaricare le email, un sistema a doppio riconoscimento per la firma delle interrogazioni scritte, degli emendamenti o di altri documenti ufficiali, applicazioni che possono trovarsi nello stesso device in cui è stato installato anche TikTok”, ha aggiunto Sciuto.

Le preoccupazioni dell’Ue sull’acquisizione cinese dei dati

La richiesta delle Istituzioni Ue di eliminazione della piattaforma d’intrattenimento dei giovanissimi arriva a seguito delle crescenti preoccupazioni sulla ByteDance, la società cinese di tecnologia Internet proprietaria di TikTok, e sulla possibilità che, tramite essa, il governo della Repubblica Popolare Cinese possa raccogliere i dati sensibili degli utenti per la promozione dei propri interessi. Sebbene le ragioni dietro alla richiesta del Parlamento siano facilmente intuibili – paura per l’acquisizione di dati riservati e di ingerenze straniere – “le informazioni che abbiamo sono poche”, ha dichiarato l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara.

“Non conosciamo i dettagli, ma ipotizziamo che si tratti di una precauzione per la tutela dei dati e del loro utilizzo. Considerando che l’Unione europea dà grande importanza alla gestione delle informazioni personali, fino a quando non ci sarà chiarezza sulle modalità di raccolta e uso, che devono rispettare la normativa europea in materia, condivido che ci sia lo stop all’utilizzo della piattaforma”, ha aggiunto l’europarlamentare pentastellata. “Non so se la richiesta del Parlamento sia legata alla relazione Cina-Russia o ad altri aspetti geopolitici, ma per noi sarebbe importante avere dettagli in più, nonché capire come intendano fare per controllare cosa scarico sul mio telefono personale o cosa installano i miei collaboratori. Se comunque sono arrivati a proporlo ora, a livello di intelligence devono aver riscontrato gradi anomalie”, ha invece dichiarato l’eurodeputato della Lega Marco Campomenosi.

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Cosa cambia per i cittadini europei?

Per quanto l’invito all’eliminazione dell’App al momento si limiti a ‘persone esposte’, come eurodeputati, assistenti parlamentari e funzionari che lavorano quotidianamente su questioni riservate, fra gli scenari ipotizzabili per il futuro vi è quello che la richiesta delle istituzioni Ue possa estendersi a tutti i cittadini europei. “Tutto è possibile, anche che questa misura investa i cittadini dell’Ue”, ha proseguito l’eurodeputata Laura Ferrara analizzando l’ipotesi di questo scenario. “Il rischio di uso improprio dei dati personali riguarda tutti i social. Se però è vero che con certe piattaforme c’è una maggiore chiarezza rispetto all’osservanza delle normative, è altrettanto vero che con TikTok questa chiarezza viene meno. Per ora non escludiamo nulla”, ha aggiunto.

Secondo Giuseppe Papalia, Social Media Manager presso le Istituzioni europee e consulente di comunicazione politica e strategica, esiste una “possibilità che l’App venga bannata dall’Ue qualora dovesse rappresentare una minaccia o non dovesse rispettare la normativa europea sul Digital Service Act”, proposta legislativa della Commissione europea per la modernizzazione della Direttiva sul commercio elettronico in relazione a contenuti illegali, pubblicità trasparente e disinformazione. Già alla fine di gennaio, a seguito dell’incontro tra il Ceo di TikTok Shou Zi Chew e il Commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, si era parlato di questa possibilità, ma per ora il termine ultimo per l’allineamento alla normativa Ue è fissato per il 1° settembre 2023. “Non è neanche da escludere che invece TikTok si adegui agli standard europei, così come fece Elon Musk con Twitter quando gli venne chiesto di rispettare le norme vigenti in territorio europeo”, ha aggiunto Papalia.

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Creare un TikTok europeo, è possibile?

TikTok in Occidente non rappresenta solo un’App di intrattenimento per i giovanissimi, ma uno strumento che negli anni ha generato nuovi posti di lavoro. Nell’eventualità in cui, in futuro, l’Ue decida di bannarlo, c’è chi auspica la nascita di una versione europea della piattaforma che prescinda dal controllo di Paesi terzi. “Penso che inserendo un’App europea all’interno del mercato Ue non bisognerebbe aspettare tanto tempo prima che inizi ad essere utilizzata su larga scala. Spiegando alle nuove generazioni l’importanza di usare piattaforme slegate dal controllo di altre potenze, si potrebbe gradualmente eliminare l’utilizzo di TikTok perché, così come i ragazzi di oggi hanno iniziato a usare l’applicazione cinese per moda, quelli di domani potrebbero spostarsi su una sua versione europea”, ha detto Sciuto(Policy Advisor). D’altro canto, c’è chi invece ritiene “difficile creare un’alternativa europea a TikTok”, ma ciò non toglie che “l’aggiornamento di applicazioni come Instagram, con un algoritmo che predilige i contenuti video, stia già portando avanti la possibilità che Meta batta il suo competitor cinese”, ha concluso Papalia (SMM).

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