L’inflazione non ha ancora colpito i vecchi contratti telefonici, ma il suo spettro sta agitando le associazioni italiane dei consumatori, che hanno scritto una lettera al governo per chiedere un intervento.

Alcuni associazioni — Adiconsum, Adoc, Federconsumatori, Cittadinanza attiva e Udicon — hanno inviato una lettera alla presidenza del Consiglio, al ministero delle Imprese e del made in Italy e al sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti per chiedere un intervento sui possibili rincari delle tariffe telefoniche. Lo riporta il Sole 24 Ore, scrivendo che la lettera è stata indirizzata anche ai garanti della concorrenza e delle comunicazioni. A muoversi per primi erano stati Tim e WindTre.

Come potrebbe cambiare la tariffa Tim

La società, con azionista di maggioranza Vivendi, aveva fatto sapere sul suo sito che le nuove offerte di rete fissa e mobile potranno prevedere l’adeguamento su base annua dei prezzi all’andamento dell’inflazione. Gli eventuali cambiamenti dei costi mensili inizieranno ad aprile 2024.

Come potrebbero cambiare prezzi di WindTre

WindTre dal canto suo si è riservata la possibilità di “aumentare entro il primo trimestre dell’anno il prezzo mensile del servizio di un importo percentuale pari alla variazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo Foi rilevata da Istat ad ottobre 2023, o comunque pari almeno al 5% ove tale variazione fosse inferiore a detta percentuale”. Il Foi è l’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, utilizzato ad esempio per adeguare l’assegno per il coniuge separato.

Cosa sostengono le associazioni dei consumatori

La sollecitazione riguarda anche le modalità dell’aumento. Secondo quanto scritto dal principale quotidiano economico italiano, che ha visionato la lettera, il meccanismo “limita la libera scelta del consumatore di disdire senza costi il contratto in quanto esclude che si tratti di una modifica contrattuale unilaterale“. 

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