Il governo ha introdotto lo stop allo sconto in fattura e alle cessioni dei crediti d’imposta relativi al Superbonus e a tutti gli altri bonus edilizi. La decisione ha scatenato diverse polemiche. Facciamo il punto.

Stop allo ‘sconto in fattura’ e a tutte le cessioni dei crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi, a partire dal Superbonus. Sono le novità introdotte dal decreto approvato dal Consiglio dei ministri e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il decreto riguarda la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero di patrimonio edilizio, efficienza energetica e Superbonus 110%, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.

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Lo stop allo sconto in fattura

Da giovedì per gli interventi legati ai bonus edilizi non potranno più essere utilizzate le opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito al posto della detrazione, ad eccezione di quelli per cui sia già stata presentata la Cila ovvero la Comunicazione di inizio lavori asseverata.

Non si potranno più cedere i crediti

Salta quindi la possibilità di cedere i crediti relativi nei seguenti casi:

  • Spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro.

  • Spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.

Stop all’acquisto dei crediti da parte della Pubblica amministrazione

Comuni, province, Regioni e tutti gli enti della pubblica amministrazione non potranno essere cessionari – ossia destinatari della cessione, acquirenti in altri termini – dei crediti di imposta derivanti da interventi edilizi.

Le reazioni

“È un colpo letale all’edilizia, si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si prendono in giro gli italiani, considerando le promesse elettorali del centrodestra”, ha detto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte in un’intervista a La Stampa. Fu proprio il suo secondo governo a inventare la misura.

Polemico anche il Partito democratico, che si esprime per voce della deputata dem Paola De Micheli. “Meloni sceglie di cancellare i crediti di imposta sul Superbonus e su tutte le ristrutturazioni edilizie. L’idea che questo governo si scagli contro impese e cittadini e che riduca il potenziale di transizione ambientale ed energetica, che mai come oggi si è reso necessario e indispensabile, è semplicemente una follia – dichiara la deputata dem, in corsa come segretaria nazionale del Pd, che prosegue – “E dico che è una follia non solo perché il 110 per cento l’ho firmato, voluto e sostenuto agli esordi, ma perché abbandonare oggi, di punto in bianco, i crediti di imposta, significa abbandonare un progetto di riqualificazione che rende sostenibili le nostre case e significa creare una crisi senza precedenti. Le aziende edili non rappresentano solo pochi imprenditori ma danno occupazione a 1.700.000 persone nella filiera tra professionisti, operai, manovali, artigiani. 150.000 persone perderebbero il lavoro immediatamente: questo governo provocherebbe la più grave crisi occupazionale della storia, un tema su cui la sinistra deve ritrovare la sua forza. Senza dimenticare che l’efficienza energetica degli immobili riguarda il bene delle prossime generazioni”.

“Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato. Lo abbiamo fatto attraverso un intervento mirato a evitare che gli enti locali potessero acquistare questi crediti generando ulteriori difficoltà nei loro bilanci”, ha detto invece Maurizio Leo, viceministro al ministero dell’Economia e le Finanze. Aggiungendo: “Siamo pronti a incontrare le associazioni di categoria e i professionisti per cercare nuove soluzioni perché abbiamo a cuore le esigenze delle imprese”.

Il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, afferma: “Approvo la linea del governo – ma avverte – Bisogna gestire la transizione, per evitare che famiglie e imprese restino con il cerino in mano. E sull’impatto che il Superbonus rischia di avere sui conti dello Stato dice: “Partiamo da un dato: solo il Superbonus vale 71 miliardi di euro, con gli altri bonus previsti arriviamo a circa 120 miliardi, un ammontare di denaro mai speso per una singola operazione”.

“È una misura gigantesca, costruita malissimo perché di fatto ha consentito a famiglie con redditi alti di rifarsi la casa a spese dello Stato ma, soprattutto, il meccanismo della cessione ha contribuito a costruire di fatto una sorta di moneta parallela di questi crediti pluriceduti. Peraltro in questo sistema si annidano truffe che potrebbero ammontare a circa oltre 5 miliardi. Dal canto loro, le banche non sono più in grado di scontare i crediti perché hanno esaurito la capienza fiscale e questi crediti stanno iniziando a essere acquistati anche dagli Enti locali che però, con le nuove regole di classificazione di Eurostat, rischiano di far esplodere il proprio debito”, conclude.

Fonte Agi

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