L’istanza depositata il 16 aprile scorso dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tartufesser, per chiedere la riapertura del processo per la strage di Erba, ha provocato la reazione della procura di Como, prima titolare dell’indagine all’epoca. “La procura di Como in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio. Ci tuteleremo”, fa sapere il procuratore Astori.
Com’era prevedibile l’istanza depositata il 16 aprile scorso dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tartufesser, per la riapertura del processo per la strage di Erba, ha provocato la reazione della procura di Como, ossia gli uffici del pubblico ministero che all’epoca condussero l’inchiesta. Nella richiesta il pg di Milano ha smontato le principali prove contro Olindo Romano e Rosa Bazzi: i due coniugi condannati all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone avvenuto l’11 dicembre del 2006.
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ll procuratore di Como Massimo Astori, respinge le accuse mosse al suo ufficio nel corso delle indagini sulla strage di Erba. “Senza giustificazione alcuna – scrive in un comunicato – a distanza di 16 anni, espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como“.
“La responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano – scrive Astori – è stata affermata nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del pm. La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità”.
Il procuratore ribadisce come nel corso delle tre fasi di giudizio “svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa”, i giudici hanno più volte affermato la correttezza di magistrati e investigatori e che sono state raccolte “prove incontestabili” e non solo le confessioni.
La strage di Erba e le vittime
Nel giorno della strage morirono, uccisi a colpi di coltello e spranga, Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. C’è un teste, Mario Frigerio, marito di Cherubini, anche lui ferito e creduto morto da chi commise l’omicidio plurimo, che riuscì a salvarsi grazie a una malformazione congenita alla carotide grazie alla quale non morì dissanguato. L’omicidio fu compiuto nell’abitazione di Raffaella Castagna che fu data alle fiamme subito dopo. Olindo e Rosa furono ritenuti colpevoli al termine di una lunga e tortuosa vicenda giudiziaria.
Per Tartufesser uno dei testimoni chiave, Frigerio, non era da considerarsi attendibile e tra gli errori, il magistrato elenca la “mancata valutazione dell’idoneità a rendere testimonianza, effettuata in base alla ricostruzione dalle intercettazioni mai entrate al processo, che evidenziano deficit cognitivi non segnalati”. Secondo il pg, quindi, il caso va riaperto. Tuttavia, sottolinea Astori, le istanze di revisione delle indagini e quindi le ipotesi di un errore giudiziario, sono state tutte respinte dal 2015.
Dal 2015 secondo la procura di Como “ai tre gradi di giudizio e ai due giudizi incidentali”, sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuovi indagini o di revisione del processo, tutte respinte. “Le confessioni – continua la nota – sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare e accompagnate a ulteriori prove emerse”. E le stesse confessioni “sono state seguite, nei mesi successivi, da ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti”.
“La procura di Como in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati. La procura auspica – conclude la nota – che altrettanto rispetto sia adottato, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito. Tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale”.
Fonte Agi