Lunedì 31 luglio a mezzogiorno il prefetto Francesco Messina farà una visita al carabiniere M.S., 37enne di origini siciliane, ricoverato in Azienda ospedaliera dopo aver rischiato di morire, il 14 luglio scorso, in seguito all’investimento da parte dell’auto di Haxhi Collaku, l’albanese 55enne, andato sotto casa dell’ex moglie vittima delle sue inarrestabili persecuzioni. E, forse, a quell’incontro potrebbe esserci anche il collega che gli ha salvato la vita, il brigadiere Vittorio Stabile, finito sotto inchiesta per eccesso colposo di legittima difesa con uso di armi.
Giusto venerdì è arrivata una notizia positiva: M.S. è stato svegliato dal coma farmacologico al quale è stato sottoposto perché troppo forti sarebbero stati i dolori da sopportare. Le cure sembrano registrare risultati confortanti. Oltre ché salvaguardare la sua vita, il primo obiettivo dei sanitari, è quello di salvare la sua integrità fisica, ovvero la gamba sinistra che ha rischiato di essere amputata. Al momento la circolazione sanguigna sembra essere stata recuperata: il paziente, che sarà interrogato nei prossimi giorni, è stato trasferito dalla Rianimazione al reparto di degenza.
Intanto l’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Marco Brusegan va avanti. Oltre alla consulenza balistica affidata all’ingegnere Cristian Bettin, il magistrato ha incaricato di una consulenza dinamica il collega Alberto Sartori, che dovrà ricostruire ogni fase dell’investimento, e di una consulenza informatica sul cellulare dell’aggressore morto l’esperto Luigi Nicotera. Quest’ultimo, infatti, dovrà analizzare numerosi messaggi di Collaku che sembrerebbero pieni di rancore nei confronti delle forze dell’ordine e, in particolare, dei carabinieri. La difesa del brigadiere (il penalista Ernesto De Toni) ha nominato consulente balistico Marco Piovan.
Erano le 14 circa di venerdì 14 luglio quando al 112 è arrivata una telefonata dall’ex moglie dell’albanese: la donna aveva segnalato la presenza dell’uomo sotto la sua abitazione, nonostante fosse stato destinatario di un divieto di avvicinamento. Collaku, già condannato per maltrattamenti in famiglia, era indagato per stalking.
Appena arrivati, i due carabinieri di pattuglia lo avevano invitato ad allontanarsi. Lui era salito a bordo della sua Skoda, fingendo di andarsene. Poi aveva accelerato e puntato su uno dei militari, travolgendolo e schiacciandogli le gambe prima di scendere dal mezzo per dirigersi contro di lui con un coltello.
A quel punto il carabiniere ferito aveva urlato al collega «Spara, spara» e quest’ultimo aveva esploso quattro colpi. Collaku era morto poco dopo: durante il trasporto in barella aveva cercato di mordere i soccorritori.
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Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa