Suor André, la decana d’Europa, compie 118 anni. La religiosa che abita a Tolone ha soffiato ieri le candeline pregando Dio di chiamarla presto in cielo. “Sono un po’ stufa di vivere”, ha confidato la donna che orma è non vedente e bloccata in carrozzina, ma parla ancora molto della lunga, lunghissima vita.

Come il periodo che considera il più felice della sua vita, quando faceva la ragazza alla pari nella capitale: “Avevo quarant’anni, Parigi era così bella. Fino ad allora avevo vissuto solo nella regione del Gard, in una piccola e brutta città. Parigi invece era radiosa”.

I suoi ricordi risalgono all’adolescenza trascorsa durante la prima guerra mondiale. “Avevo visto tutti i miei fratelli partire” ricorda a proposito della sua famiglia di origine protestante, suo padre era pastore, e lei si è convertita al cattolicesimo quando è diventata adulta. “Dopo la fine del conflitto, quando li ho visti finalmente tornare, ho pensato che eravamo davvero fortunati”.

Per celebrare il suo centodiciottesimo compleanno, festeggiato in una casa di risposo, c’erano tra gli altri anche il sindaco e l’arcivescovo di Tolone. Suor André, all’anagrafe Lucille Randon, non ha rinunciato al suo cocktail preferito a base di porto e cioccolata, per accompagnare la torta. Nata nel 1904 ad Alès, a nord di Marsiglia, è l’europea più anziana.

È solo tredici mesi più giovane della decana dell’umanità, la giapponese Kane Tanaka, che ha compiuto 119 anni all’inizio di gennaio. Nel febbraio scorso invece la religiosa si era collegata con il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Hans Kluge per un confronto sull’anzianità.

All’inizio della pandemia aveva fatto notizia che Suor André avesse superato l’infezione da Covid. Il virus si era propagato nella casa di riposo Sainte-Catherine-Labouré dove ci sono state dieci vittime. Ma Suor André non aveva avuto quasi nessun sintomo.

“Supera tutto, recupera in un modo assolutamente incredibile” sostiene la dottoressa che la segue, Geneviève Haggai-Driguez. “Dio mi ha fatto proprio bene” commenta la suora che racconta di aver “incontrato l’amore della sua vita”, la fede, dopo i quarant’anni, decidendo di prendere i voti ed entrare nell’ordine Figlie della Carità.

Prima aveva lavorato come governante, anche per la famiglia Peugeot. Una volta diventata suora – prendendo il nome André, al maschile, di suo fratello maggiore – è stata per vent’anni volontaria in un orfanotrofio. A chi le aveva domandato, in occasione del suo compleanno due anni fa, quale fosse la ricetta per una vita felice, Suor André aveva risposto: “La preghiera e una tazza di cioccolata calda tutti i giorni”.

Da qualche tempo però la religiosa confida di non avere più tanta voglia di ricevere visite. “Sono diventata un po’ refrattaria e scontrosa”, confida. E ormai spera anche di andarsene presto. “Ma il buon Dio non mi lascia partire, o forse si è dimenticato di me”.