La possibilità che nelle classi dove tutti sono vaccinati gli studenti possano togliersi la mascherina non convince Agostino Miozzo, già capo del Cts e poi consulente del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “Lo prendo come un auspicio – dice al Corriere della Sera – come la speranza che, se anche i giovani si vaccineranno, presto si tornerà alla normalità”. “La ragione ci dice che la situazione attuale non ci consente la normalità pre-Covid. Per tanti motivi anche indipendenti dal mondo della scuola – spiega – Oggi abbiamo ancora circa 50 morti al giorno (oltre 350 alla settimana) e circa 5 mila contagi, come si fa a dire che la pandemia non è più un problema? Non siamo ancora fuori dal rischio con le nuove varianti che hanno effetti molto più forti del virus dell’inizio della pandemia”.
Rispetto a un anno fa, aggiunge Miozzo: “La situazione è molto migliorata, ma impone il rispetto delle regole. La variante ha effetto sui giovani e ci sono molti milioni di over 50 da vaccinare, che vivono spesso in casa con i ragazzi. In più, nelle scuole non si è fatto abbastanza per sanare i vecchi mali come le classi pollaio. E in tutto questo si è reso anche il distanziamento di un metro opzionale. Il metro di distanza è un mantra che resiste. Dire che può tornare il compagno di banco è un’affermazione romantica ma pericolosa. Abbassare la guardia ora – avverte – all’ultimo miglio, è sbagliato e pericoloso. Anche se i ragazzi hanno dimostrato di essere più attenti e migliori degli adulti. Purtroppo per il momento non è ancora definito neppure il piano di test salivari per lo screening, i trasporti sono quello che sono e verranno riempiti all’80 per cento. Ci vuole ancora tanta, tantissima prudenza, non siamo fuori dalla zona di rischio”.
Sull’obbligo vaccinale anche per gli studenti, l’ex coordinatore del Cts si dice “tendenzialmente favorevole”, “come è già – precisa – per gli altri vaccini dei bambini. Se sarà necessario, si farà. Da uomo della Protezione civile, quando penso a questa emergenza, quella del Covid, credo abbia un potenziale di crescita nella società. E questo vale soprattutto per quanto riguarda la scuola: la pandemia è l’occasione per trovare risposta agli annosi problemi che la riguardano, non per tornare indietro come se nulla fosse stato”.