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“JORGINHO ERA STANCO. IL RIGORE DOVEVA TIRARLO QUALCUN ALTRO” – LA RABBIA DI MANCINI DOPO IL PARI IN SVIZZERA – SCONCERTI: “I PROBLEMI CI SONO MA SI POSSONO RISOLVERE. IMMOBILE CHE È GENEROSO, NON C’ENTRA NIENTE CON QUESTA SQUADRA. JORGINHO E BARELLA NON GIOCANO MALE, GIOCANO MENO. MEGLIO LOCATELLI…”

 

MARIO SCONCERTI per il Corriere della Sera

 

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Il momento di difficoltà viene dalla piccola deriva di alcuni giocatori fondamentali. Il primo è Immobile che è generoso, ma non c’entra niente con questa squadra. Immobile ha bisogno di profondità. Non ha il fisico né il tempo per il gioco da piccola area. Sa fare benissimo altre cose.

 

 Il secondo problema viene da una leggera deriva presa sia da Jorginho che da Barella. In un momento di condizione precaria e contro un avversario che sa solo correre, la mancanza di fisicità si nota molto. Non giocano male, giocano meno, e nessuna squadra si potrebbe permettere queste variazioni. Meglio Locatelli che ha il lancio di prima, un gioco più evidente nello spazio, ma che non pareggia lo squilibrio attuale del centrocampo. Il peso del gioco cade così solo sugli artisti finali, sui loro triangoli, i loro scatti, i loro dribbling, cioè la parte più difficile del calcio.

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Non ci si può però salvare solo pensando che siamo troppo pieni di quel che abbiamo vinto. Basterebbe guardarsi da fuori, pensare che non siamo campioni d’Europa: vedremmo una buona squadra con qualche limite, quello che eravamo anche prima. Oggi manca drammaticità all’azione, manca la buona recita, stiamo soltanto giocando per quello che sappiamo, che è tanto ma non sempre basta.

 

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Quando poi hai un rigore, devi segnarlo. Il calcio svolta in queste cose molto più che con l’intelligenza. La Svizzera ha giocato bene, non ha fatto un tiro in porta, ma ha portato sempre quattro-cinque giocatori in area, ci ha messo spesso in confusione. Si è moltiplicata, ha corso più di noi, ma non potrà eliminarci. È rinnovata, modesta e di buona volontà. Non oltre. L’Italia deve recuperare l’autunno e con le piogge alcuni giocatori che sembrano oggi a disagio nella nuova dimensione. La cattiveria non basta, diventa subito slogan. Non siamo stati mai cattivi, nemmeno prima. Siamo solo a disagio con i nuovi obblighi, ci hanno incoronato troppo giovani, oggi stiamo capendo cosa è successo e come andare avanti. Non credo sia un problema irrisolvibile.

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Redazione Dagospia

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