Non si placa la polemica tra il governo e le associazioni di categoria relativamente allo sciopero indetto a partire dalla serata del 24 gennaio e della durata di 48 ore che coinvolge anche i self service. Dopo lo svolgimento di un tavolo ministeriale e il botta e risposta con il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, arriva il ‘no’ della premier a nuove modifiche al provvedimento.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni interviene sulla disputa tra le principali sigle dei benzinai e il governo a circa ventiquattro ore dall’inizio dello sciopero. La protesta durerà 48 ore a partire dalle 19 del 24 gennaio e coinvolge anche i self service. “Il governo ha già convocato i benzinai “due volte”: “nessuno vuole colpire la categoria” ma non intende tornare indietro sul provvedimento. Così Meloni in diretta da Algeri, rispondendo alle domande dei giornalisti sullo sciopero dei benzinai.

“Con i benzinai abbiamo tentato di andare loro incontro partendo dal presupposto che i nostri provvedimenti non sono un modo per additare la categoria“. I benzinai “hanno fatto delle legittime rimostranze, noi siamo andati loro incontro, ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento che riteniamo giusto. Non c’è alcuna volontà di colpire una categoria, ma la necessità di fare ordine”, ha detto. 

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Il botta e risposta con il ministro Urso

Le dichiarazioni di Meloni arrivano dopo una giornata, quella del 22 gennaio, segnata da una polemica a distanza con il ministro delle Imprese e del made in Italy, Urso. Il ministro aveva fatto appello alle sigle Faib, Fegica e Figisc/Anisa per revocare lo sciopero, ma la risposta delle sigle era stata negativa. “Stop confermato”, la risposta.

I motivi di scontro tra benzinai e governo

I gestori protestano per le misure contenute nel decreto di metà gennaio, che avevano gettato le sigle nell’occhio del ciclone, poiché accusate di speculazione in relazione alla crescita dei prezzi e avevano obbligato i benzinai a nuove regole sulle esposizioni delle tariffe del carburante.

Nei giorni scorsi l’esecutivo di Giorgia Meloni ha aperto a delle modifiche al decreto sulla trasparenza dei costi del carburante: prezzo medio regionale da esporre su un cartello da aggiornare con cadenza settimanale e non più mensile e multe per le violazioni ridotte dal massimo di 6mila euro fissato nel testo ad 800 euro. Prevista anche la creazione di una App del Mimit dove poter consultare il prezzo medio e quello praticato dai distributori all’interno di un perimetro selezionato. Ma gli esercenti chiedono altro.

Più in generale si protesta per un un riordino complessivo del settore, che conta circa 22mila stazioni di servizio. In assenza di un difficile accordo in extremis.

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