Cinque anni di carcere per l’aguzzino potranno salvare la vita a una ragazzina di 13 anni e alla sua mamma di 34? A leggere le carte che dispongono l’arresto e il carcere per un egiziano di 29 anni, padre della 13enne e marito della donna, ci si chiede come si possa avere tanta malvagità da spingere la figlia a terra per un niente e poi pestarle la testa con la scarpa fino a farle perdere i sensi per evitare che arrivi ad afferare il cellulare e chiami aiuto, oppure violentarla insieme alla madre legandole entrambe prima, per evitare che scappino. La quinta sezione penale del tribunale, ieri, ha solo parzialmente accolto la richiesta della pm Rosaria Stagnaro di condannare l’uomo a 6 anni di reclusione. La sfilza di accuse per l’egiziano che vive di lavori saltuari, difeso dall’avvocato Rosemary Patrizi Dos Anjos, partiva dagli insulti, minacce, lesioni e violenze sessuali che avrebbe compiuto ripetutamente sulla moglie nonostante fosse affetta da una malattia invalidante e sulla figlia.
Come si legge in uno dei capi di imputazione a suo carico, avrebbe fatto vivere lei e la figlia in uno “stato di profondo timore per la loro incolumità fisica e mentale”. Stando alla denuncia presentata dalla donna che aveva dovuto ricorrere alla cure mediche dopo l’ennesima violenza e dopo essere stata picchiata e spinta sul pavimento dove aveva battuto la testa, l’uomo la trattava come una schiava: “Non vali niente, sei una disabile, conti meno delle altre donne quindi devi farmi da schiava e anche se stai male me ne frego, devi farmi da mangiare tu e tua figlia e dovete pulire la casa”. Ma non solo, la donna ha raccontato che lui la costringeva a vedere giorno e notte film pornografici per poi obbligarla a ripetere, insieme alla figlia, quanto aveva visto.
E ancora in quella vita d’inferno che la donna non trovava la forza di interrompere, il marito le avrebbe scaraventato addosso una sedia, avrebbe tentato di strangolarla, non avrebbe chiamato l’ambulanza di fronte ad un caduta, provocata da lui, in cui la donna aveva violentemente sbattuto la testa contro la vasca da bagno. Un giorno l’aveva spinta dalle scale e poi le aveva camminato sopra. Tutto questo aveva ridotto la donna in uno stato di sudditanza tale da non riuscire più a reagire. L’inferno è finito con il ricovero della donna, da cui è partita la denuncia. Lui dopo la condanna ha detto: “Non mi facevano pena quando le picchiavo”. Le motivazioni dello sconto sulla pena saranno depositate tra 90 giorni.