Un’indagine di vasta portata della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino sta scuotendo le fondamenta della sicurezza metropolitana, portando alla luce un caso che si discosta dai soliti crimini di organizzazioni mafiose o di violenza. Questa volta, il focus dell’indagine è rivolto verso diversi membri delle Forze dell’ordine. Tra loro Due ex carabinieri dei Ros che, con il capitano Ultimo, parteciparono alla cattura di Totò Riina. Ex poliziotti e ancora altri ex carabinieri. Tutti insieme a gestire in modo illegale servizi di security (la vigilanza a strutture pubbliche e concerti e altro tipo di eventi) e a portare avanti indagini private non autorizzate.
Con metodi spavaldi e decisamente al di là della legge. I pm Gianfranco Colace e Giovanni Caspani hanno chiuso l’indagine monstre su questo sistema di gestione della sicurezza privata. E ha individuato ventotto persone indagate, a vario titolo, per corruzione e associazione a delinquere finalizzata ad accessi abusivi, email false, esercizio abusivo della professione di investigatore.
Tra loro «Arciere», ex maresciallo dei Ros, faceva parte della squadra del capitano Ultimo e poi finito in varie inchieste giudiziarie. Amministratore di fatto delle società Crew Service e Crew Investigazioni e Vichingo», l’uomo che, secondo la leggenda, materialmente strinse le manette ai polsi del boss mafioso e da qualche anno ritirato a vita privata ad occuparsi di vino.
Il Cuore dell’Indagine: Sicurezza Privata e Gestione Opaca
Il tema è la sicurezza privata, in particolare servizi di vigilanza privata a strutture pubbliche e concerti e altri tipi di eventi che il pubblico ministero Gianfranco Colace sta cercando di capire se siano stati gestiti in maniera poco trasparente se non addirittura illecita.
Escort-Spia e Pressioni Improprie
Sul piatto partite “golose” come la gestione della sicurezza al Lingotto o allo stadio Olimpico, ma anche un retroscena piccante subito balzato agli onori delle cronache: pare che per esercitare pressione su alcune figure chiave, la prassi fosse quella di arrivare ad ingaggiare escort (per diverse migliaia di euro) “capaci di creare situazioni imbarazzanti per i soggetti da monitorare, così da procurarsi indebitamente notizie o immagini della vita privata”.
Questo scandalo rappresenta un duro colpo per la fiducia nel settore della sicurezza privata e nelle istituzioni preposte a garantire l’ordine pubblico. Man mano che l’indagine procede, si attendono ulteriori sviluppi e dettagli su questo complesso caso che ha già scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sulla condotta e l’integrità di coloro che sono incaricati di proteggere i cittadini.
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Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa