Ogni anno sulle coste Italiane arrivano in media circa 15mila minori. L’iter che devono intraprendere per ricevere accoglienza e i documenti necessari per rimanere nel nostro Paese è spesso lungo e pieno di ostacoli. Sono tanti i giovani che fuggono dai centri di accoglienza.

Sono oltre centomila i minori stranieri non accompagnati arrivati sulle nostre coste negli ultimi 10 anni, con una media di 15mila presenze annue nel sistema di accoglienza italiano. Lo afferma Save the children nel rapporto “Nascosti in piena vista-Frontiera Sud” da cui  emerge il nodo di un’accoglienza spesso non adeguata, in particolare nel primo livello e la necessità di una distribuzione uniforme delle strutture sul territorio e della promozione dell’affido familiare.

Quanti minori arrivano in Italia e dove

Negli ultimi dieci anni sono arrivati via mare da soli in Italia 103.842 minori stranieri non accompagnati, prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma non di rado anche bambini, con una media di 15mila presenze annue. In estate ci sono più arrivi via mare. La Calabria è la regione per la quale il 2022 è stato un anno senza precedenti in termini di arrivi con gli oltre 16mila registrati, di cui almeno 1.200 minori soli. Altre Regioni in cui avvengono molti sbarchi sono Sicilia e l’isola di Lampedusa, punto di approdo con i numeri più alti di tutto il bacino europeo.

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Nel solo 2021 nei Paesi di ingresso Ue come Grecia, Italia, Bulgaria, Spagna, Cipro e Malta, sono stati registrati in arrivo 17.200 minori non accompagnati, che hanno rappresentato il 71% di tutti i minorenni, compresi quelli arrivati con le famiglie, che hanno fatto ingresso in Europa. Sempre nel 2021 Germania (73.245) e Francia (25.750) hanno registrato il maggior numero di richieste di asilo da parte di minori (anche in famiglia); in Italia le domande di minori sono state 11.569, di cui 3.257 di non accompagnati.

Da dove provengono i minori

A partire dagli anni Novanta il fenomeno della migrazione di minori non accompagnati in Italia ha assunto proporzioni più ampie e soprattutto ha visto cambiare le nazionalità prevalenti e le rotte migratorie, legate a fattori geopolitici. Dai Paesi dell’Est Europa, come Romania e Albania tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, al grande esodo dei minori afgani, con l’inizio del conflitto nel 2001, riemerso con numeri rilevanti nel 2021. Le primavere arabe hanno portato sulle nostre coste e città moltissimi ragazzi egiziani e tunisini e la guerra in Siria ha fatto fuggire migliaia di persone, tra cui tante famiglie.

A tutti loro si sono sempre affiancati i flussi di minorenni provenienti da Paesi dove sono segnalate violazioni dei diritti umani fondamentali, come Eritrea, Etiopia, Somalia, Congo, Guinea, Costa D’Avorio, Nigeria e Bangladesh. Al 31 dicembre 2022, secondo i dati del ministero del lavoro e delle politiche sociali, erano 20.089 le presenze di minori non accompagnati nei centri di accoglienza. Tra le nazionali-tà più ricorrenti, quella egiziana (24,4%), anche con molti infra 14enni, quella tunisina e afghana.

Il problema delle strutture di accoglienza

Negli ultimi anni il numero delle strutture dedicate alla prima accoglienza dei minori si è ridotto, con un conseguente prolungamento della permanenza presso gli hotspot o, addirittura, in strutture temporaneamente dedicate allo scopo presso le aree di sbarco. 

L’associazione denuncia come “non sono mai nati i centri governativi di prima accoglienza previsti dalla legge e anche i centri di accoglienza straordinaria, che dovrebbero rappresentare la soluzione di ultima istanza, contavano al 31 dicembre 2021 soltanto 519 posti”.

Accanto a centri di prima accoglienza efficienti, a fruttuose collaborazioni tra istituzioni ed enti non profit che mettono i ragazzi e le ragazze in primo piano, si trovano anche situazioni di grave sovraffollamento, luoghi di primo sbarco dove si fatica persino a garantire pannolini, cibo adeguato e cure mediche ai bambini, in un continuo clima di tensione o ancora centri dove l’alto numero e turnover di adolescenti non consente di garanti-re alcuna progettualità di medio-lungo periodo.

La permanenza presso le strutture di primo livello si protrae in molti casi ben oltre i 30 giorni previsti per legge, prima di accedere alle comunità. Molti minori decidono di allontanarsi autonomamente dalle strutture di prima accoglienza per raggiungere altre città o altri Paesi, con tutti i rischi che queste fughe comportano. Per chi rimane, “iniziamo il percorso per avere i documenti”, spiega un’assistente sociale di un Cas, “anche se su dieci che arrivano, almeno sette se ne vanno in pochi giorni”.

I rischi a cui incorrono le ragazze

Sono poi da considerare i rischi aggiuntivi ai quali sono esposte le ragazze. Il 31 dicembre 2022 erano 2.988 le ragazze minorenni arrivate da sole accolte nei centri di accoglienza. “Per loro in particolare c’è il rischio che gli allontanamenti siano “forzati” e legati al circuito dello sfruttamento sessuale e che quelli “spontanei” ricadano in tale circuito. Costa d’Avorio e Nigeria sono i Paesi africani maggiormente coinvolti in questo terribile fenomeno.

Le persone che non ce l’hanno fatta

Secondo il rapporto Missing Migrants dell’organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), da inizio gennaio 2021 a fine ottobre 2022, 2.836 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale, tra le coste africane e l’Italia, molti di loro bambini, anche piccolissimi, come le quattro vittime giunte a Lampedusa a fine ottobre, tutte sotto l’anno di età. Sono quasi 100mila i rintracci e ritorni forzati di adulti e minori effettuati dalla cosiddetta guardia costiera libica dal 2017 in poi per effetto del Memorandum Italia-Libia, rinnovato automaticamente il 2 novembre 2022.

Fonte Agi

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