A partire da lunedì 12 settembre, la campanella tornerà a suonare in diverse Regioni, dal Friuli-Venezia Giulia alla Basilicata. Si comincia senza mascherine, ma non tutti i problemi sono stati risolti e su molto famiglie pesano i rincari dei materi scolastici.
Le vacanze estive sono ufficialmente finite per oltre sette milioni di ragazzi in tutta Italia. Lunedì 12 settembre la campanella suonerà di nuovo in Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento. I ragazzi che vivono in queste aree cominciano le lezioni una settimana dopo rispetto ai loro coetanei in Alto-Adige e un giorno prima rispetto a coloro che vivono in Campania, dove l’avvio delle lezioni è previsto martedì 13. Mercoledì 14 sarà poi la volta degli alunni in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria mentre giovedì 15 si riprende anche in Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. Per ultimi, toccherà ai ragazzi che vivono in Sicilia e Valle d’Aosta: in entrambe le Regioni, l’avvio è fissato per il 19 settembre.
Secondo dati diffusi da Adnkronos, quest’anno frequenteranno la scuola dell’infanzia 821.970 bambini mentre gli alunni della primaria saranno 2.260.929, quelli della secondaria di primo grado 1.557.403 e altri 2.645.849 ragazzi andranno alla secondaria di secondo grado. Il 51,1% di questi ultimi frequenterà un indirizzo liceale, il 31,8% un istituto tecnico e il 17,1% un professionale.
In generale, l’anno scolastico 2022/2023 sarà diverso da quelli che lo hanno preceduto perché le mascherine non sono più obbligatorie – tranne in alcuni rari casi – e non è più prevista nemmeno la Didattica a distanza. “Auguro buon rientro e buon lavoro alle studentesse e agli studenti, ai docenti, ai dirigenti e a tutto il personale scolastico e dell’amministrazione, centrale e territoriale”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “A tutta la scuola italiana va il mio ringraziamento per il grande impegno profuso in questi due anni difficili, che sarà alla base di questo nuovo anno scolastico e di quel ritorno a una normalità per cui abbiamo lavorato e che consentirà, finalmente, di tornare a guardarci in viso, di sederci più vicini, di riprendere attività e abitudini che avevamo dovuto mettere da parte”
I problemi della scuola non sono, però, legati solo alla pandemia. Ci sono tuttora le cosiddette “classi pollaio“, e i sindacati denunciano diverse cattedre vuote. A Cremona, per esempio, la preside di un liceo ha fatto sapere che l‘orario sarà ridotto nei primi giorni perché mancano alcuni professori di lingue straniere, italiano e matematica. Frosinone Today e il Quotidiano di Puglia parlano di una situazione simile anche in questi territori, nonostante le rassicurazioni arrivate dal Miur.
Archiviata la possibilità di chiudere le scuole un giorno a settimana per risparmiare sui costi del riscaldamento, resta il problema del costo dei materiali scolastici. Il Codacons ha stimato un aumento del 7% dei prezzi di quaderni, diari e astucci mentre per l’Unione nazionale dei consumatori i rincari sono del 7,3%. Il risultato è che si può arrivare a spendere fino a 1.300 euro per fornire a un singolo studente l’occorrente per andare a scuola. “Studiare è sempre di più un lusso“, denuncia Tommaso Biancuzzi di Rete degli studenti medi che, insieme ad alcuni suoi colleghi, ha di recente organizzato un flash mob per attirare l’attenzione della politica sulla situazione della scuola. Tra le loro richieste, c’è anche la gratuità dei libri di testo.
Fonte Adnkronos