«I pm li denuncerò, ma a tempo debito. E poi chiederò loro anche i danni in sede civile», aveva confidato a un amico prima di Natale. Matteo Renzi, consapevole che difficilmente sarebbe riuscito a evitare il processo, aveva preparato la sua mossa da tempo. E così, dopo la fase del Quirinale in cui aveva tenuto un profilo più istituzionale, è tornato a contrattaccare a testa bassa i magistrati fiorentini appena uscita la notizia della richiesta di processarlo per l’inchiesta Open.
La sua strategia di difesa, ancora una volta, è una battaglia mediatica, che però, stavolta, avrà un seguito concreto anche in tribunale, contro le toghe. Prima post a raffica sui social e poi l’intervista da Bruno Vespa. Renzi, davanti alle telecamere di Porta a Porta, prima mette nel mirino il procuratore capo Giuseppe Creazzo, leggendo in tv la sentenza disciplinare con cui il Csm lo ha sanzionato dopo essere stato accusato da una collega, la pm di Palermo Alessia Sinatra, di averla molestata sessualmente nel 2015 in un hotel di Roma dove era in corso un’iniziativa della loro corrente, Unicost: «È tutto negli atti alla Cassazione. Se lo avesse fatto qualcun altro sarebbe stato licenziato — attacca il leader di Italia viva —. Ma dov’è la credibilità di un magistrato che, riconosciuto colpevole, viene sanzionato non con 6 anni di carcere, come prevederebbe la legge, ma con due mesi di anzianità della pensione?». Poi tocca agli altri due co-titolari dell’inchiesta: il pm «Luca Turco, che volle l’arresto dei miei genitori, poi annullato dal tribunale della Libertà» e « Antonino Nastasi, accusato da un ufficiale dei carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte di David Rossi ». Lo stesso Nastasi, oggi, verrà sentito dalla commissione parlamentare istituita per fare luce sulla morte del dirigente di Mps.
Secondo la road map di Renzi, il prossimo 4 aprile arriverà il rinvio a giudizio, mentre il giorno dopo «uscirà un libro (edito da Piemme, ndr) in cui scriverò di tutti i tentativi di dossieraggio subiti dai servizi segreti, così se mi succede qualcosa almeno è agli atti».
I legali di Renzi, così come quelli che difendono i principali accusati, sono ben consapevoli che i reati contestati si prescriveranno prima della fine dell’eventuale processo. Ma l’ex premier la parola «prescrizione» dice che non la vuole nemmeno sentire. «Ho ricevuto centinaia di messaggi di solidarietà — racconta ad alcuni parlamentari di Italia viva —, risponderò ai pm colpo su colpo, perché hanno violato la Costituzione, che vieta di intercettare il telefono o la corrispondenza di un parlamentare senza l’autorizzazione preventiva della Camera di appartenenza. Io non mi fido di questi magistrati. La mia è una querela sacrosanta». E poi: «Alcuni amici mi hanno consigliato di abbassare i toni — riflette ancora —, ma ho risposto: “cosa volete che mi facciano? Che mi arrestino i genitori ? Che facciano pubblicare i miei conti correnti al centesimo? Che distruggano il mio consenso politico?” Hanno già fatto tutto, tutto!».