Guido Crosetto è tornato a criticare una mossa annunciata dalla Banca centrale europea per contrastare l’inflazione. Ecco a cosa fa riferimento il ministro della Difesa.

Dure le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto contro l’operato della Banca centrale europea, alle prese con la lotta all’inflazione. In particolare, in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: “Il rialzo dei tassi può essere anche una scelta comprensibile, ma non intervenire più come prima sulle emissioni di debito pubblico è una cosa più difficile da comprendere e giustificare”. 

Cosa ha deciso la Banca centrale europea

La Banca centrale europea a dicembre ha innalzato per la quarta volta i tassi di interesse nel 2022. Cosa significa? Ipotizziamo che una coppia voglia comprare una casa e che prenda a prestito 100mila euro. Semplificando molto, se i tassi sono all’1%, dovranno pagare 1.000 euro. Se i tassi però salgono al 2%, la coppia dovrà dare duemila euro. E così via. Un aumento dei tassi di interesse irrigidisce quindi la richiesta di credito da parte di cittadini e imprese. E quindi fa calare la domanda: la coppia ci penserà due volte prima di comprare la casa. Calando la domanda, si raffreddano anche gli aumenti dei prezzi. Effetto collaterale di questo è la minore crescita, o addirittura la recessione, dell’economia: semplificando di nuovo, se la coppia non comprerà la casa non darà lavoro agli operai che dovevano ristrutturarla. La scelta di alzare i tassi da parte della Bce è stata definita “comprensibile” da Crosetto.

A cosa fa riferimento il ministro Crosetto

Il ministro ha però criticato la decisione di non reinvestire interamente il capitale ricavato dai titoli di Stato che la Bce aveva comprato e che sono giunti a scadenza. In sostanza, la Banca centrale europea aveva prestato soldi agli Stati, soprattutto all’Italia. Da marzo in poi, il denaro restituito non verrà riutilizzato completamente per comprare altro debito. In particolare, la Bce non reinvestirà in media 15 miliardi al mese. Come spiegato da Giampaolo Galli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, è una cifra ridotta rispetto ai cinquemila miliardi di euro di titoli di Stato che ha attualmente in portafoglio.

Perché la Banca centrale europea ha fatto questa scelta

Questo mancato reinvestimento arriverà (almeno) fino a giugno 2023. Tirandosi parzialmente indietro la Bce, ci saranno meno compratori di titoli di Stato disponibili: quindi bisognerà remunerarli con tassi di interesse più alti. All’Italia costerà di più indebitarsi. Il prezzo di queste obbligazioni invece cala perché c’è meno domanda. Come spiega lavoce.info, questa svalutazione si riflette in perdite di bilancio per le banche che hanno titoli di Stato. Per compensare, gli istituti di credito cercano di guadagnare di più alzando i tassi di interesse che applicano quando prestano a medio e lungo termine alle imprese. Arriviamo quindi allo stesso esito di cui sopra: minore domanda e quindi raffreddamento dei prezzi. Secondo Tommaso Monacelli, professore all’università Bocconi di Milano, “il contributo quantitativo (di questa mossa, ndr) è molto limitato. Gli effetti restrittivi sull’inflazione saranno quindi appena percettibili“.

Il precedente

Non è la prima volta che il ministro Guido Crosetto critica la Banca centrale europea. Dopo le decisioni di dicembre, aveva scritto su Twitter: “Non ho capito il regalo di Natale che la presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia”. Toni più morbidi erano stati usati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno: “La Bce ha una sua autonomia che rispettiamo, ma nella situazione in cui ci si trova sarebbe meglio evitare scelte peggiorative e sarebbe utile gestire bene la comunicazione, altrimenti si rischia di generare, non panico, ma fluttuazioni sui mercati che vanificano il lavoro che i governi fanno quotidianamente”

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