Firmato dal Ministro dell’Economia il decreto che fissa la percentuale di rivalutazione da applicare in via provvisoria dal prossimo anno sulle pensioni. Aumenti del 7,3% al lordo però degli acconti del 2% già riconosciuti da ottobre ai pensionati con assegni entro i 2.692€.
Il prossimo adeguamento, per le pensioni in pagamento da gennaio 2023, ci sarà in base all’indice provvisorio del 7,3% salvo il successivo conguaglio, a gennaio del 2024, in base all’indice definitivo. Il minimo, ad esempio, sale da 525,38 euro a 563,73 euro, con un aumento di 38,35 euro mensili ovvero di 498 euro in un anno (tredici mensilità).
Rivalutazione
Questa volta, tuttavia, le operazioni sono diverse rispetto al passato a causa degli anticipi della rivalutazione riconosciuti dal decreto aiuti bis ad ottobre e novembre 2022. I pensionati con assegni non superiori a 2.692€ lordi a settembre 2022 hanno, infatti, già ricevuto un acconto del 2% da ottobre e, quindi, a gennaio 2023 avranno solo il residuo del 5,3%; solo i pensionati con assegni superiori a 2.692€ avranno l’aumento del 7,3% (da spalmare sulle fasce di rivalutazione). Il 1° novembre, inoltre, è avvenuto il conguaglio della perequazione dovuto per l’anno 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell’1,9% (il conguaglio-aumento è stato dello 0,2%).
Gli aumenti, come al solito, andranno rapportati al modulo di perequazione vigente (art. 1, co. 478 della legge n. 160/2019):
100% per i trattamenti pensionistici sino a quattro volte il Tm;
90% per i trattamenti pensionistici compresi tra quattro e cinque volte il Tm;
75% per i trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il Tm
Rebus conteggi
La presenza degli acconti rende più difficile calcolare gli aumenti. Ad esempio una pensione minima a settembre 2022 valeva 524,34€, ad ottobre dopo l’acconto del 2% è salita a 534,83€ per passare a novembre 2022 a 535,87€ dopo il conguaglio dello 0,2% e terminare la sua corsa a gennaio 2023 a 563,73€, cioè il valore del trattamento minimo virtualizzato al 31 dicembre 2022 (525,38€) aumentato del 7,3% (cioè dell’indice di inflazione provvisorio). L’aumento effettivo che si vedrà sul cedolino a gennaio da dicembre sarà di circa il 5,3% perché la rivalutazione assorbe l’acconto di ottobre.
Per i pensionati con prestazioni superiori a 4 volte il minimo (cioè oltre i 2.101,52€ al 31 dicembre 2022) gli aumenti dovranno tenere conto delle sopra richiamate fasce di perequazione. Così, ad esempio, una pensione tra 4 e 5 volte il minimo inps (cioè tra 2.101,52€ e 2.626,9€) verrà aggiornata dal 1° gennaio 2023 in misura pari al 7,3% della quota sino a 2.101,52€ più il 6,57% (7,3 x 0,9) della quota eccedente i 2.101,52€; una pensione oltre 5 volte il minimo inps verrà aggiornata dal 1° gennaio 2023 in misura pari al 7,3% della quota sino a 2.101,52€ più il 6,57% della quota tra 2.101,52€ e 2.626,9€ e il 5,475% (7,3 x 0,75) della quota eccedente la cifra 2.626,9€.
Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa