Camicia nera e fez, aveva sfogato la sua rabbia contro le più alte cariche dello Stato in un video girato all’interno del suo locale di Sequals. Dopo la chiusura del “Bar ristorante Teodora” per la durata di 60 giorni con un provvedimento dell’allora questore di Pordenone, Marco Odorisio, e un ricorso perso al Tar, Ferdinando Polegato lunedì scorso ha riaperto il locale. Capitolo chiuso? No, perché si è ritrovato tra le mani un’altra notifica. Stavolta il mittente è il Tribunale di Pordenone, che gli comunica di aver emesso un decreto penale di condanna che comporta una pena pecuniaria di 13.500 euro per offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica. «Io – avverte il battagliero esercente originario di Pederobba, nel Trevigiano – non pago. Voglio essere arrestato, non ho paura di nessuno, che vengano e mi mettano i ferri».
IL VIDEO
La vicenda risale allo scorso ottobre. Polegato si era fatto riprendere nel suo “Teodora”, il locale pieno di cimeli del Ventennio. Era un fiume di parole, come sempre. Su Telegram e WhatsApp il video ha cominciato a girare fino a diventare virale. Era stato intercettato anche dalla Polizia di Stato e quando il questore ha ascoltato i toni del discorso di Polegato, ha preso subito provvedimenti chiudendogli per punizione il locale con la motivazione che aveva incitato alla violenza, alla rivolta e al giustizialismo nei confronti delle istituzioni facendo riferimento a gruppi organizzati e offendendo pesantemente le più alte cariche dello Stato – la magistratura, le forze dell’ordine, Mario Draghi e il presidente Mattarella – e avvertendo che c’erano «dei gruppi armati».
LE CONSEGUENZE PENALI
Fin qui l’articolo 100 del Testo unico leggi pubblica sicurezza, con un provvedimento dichiarato legittimo anche dal Tar del Fvg. Adesso è intervenuta la Procura, che dopo l’informativa della Digos ha ritenuto che le frasi contro Mattarella erano offensive. Il sostituto procuratore Andrea Del Missier ha chiesto al gip l’emissione di un decreto penale di condanna. Il gip Monica Biasutti ha ritenuto pena e sanzione pecuniaria congrue. Per Polegato era stata indicata una pena base di un anno, dopodiché il pm ha facoltà di chiedere l’applicazione di una pena diminuita sino alla metà rispetto al minimo edittale. E così è stato. Il decreto penale che prevedeva 6 mesi di reclusione è stato poi convertito in una pena pecuniaria di 13.500 euro (anche in questo caso è stato applicato il minimo, cioè 75 euro per ogni giorno di pena detentiva).
LA REAZIONE
Polegato può sempre fare opposizione al decreto penale e affrontare il processo, ma è un percorso che rifiuta di prendere in considerazione. «Mi farò il mio anno di galera – annuncia -. Qua c’è il divieto di esprimere un’opinione. E tutti quelli che mi dicono che sono un cesso, allora, quanti soldi dovrei avere io?». Il nostalgico del duce rivendica il diritto di esprimere le sue opinioni anche quando paragona le persone alla «carta igienica». Insiste con il suo pensiero: «Qui ci sono dei criminali che ci governano e noi siamo costretti a chiudere con il caro bollette. A destra e a sinistra sono tutti uguali. Questa è una dittatura, peggio del fascismo. E io non pago, voglio essere arrestato, che vengano a portarmi via».
Sabato 12 Febbraio 2022 di Cristina Antonutti per il Gazzettino