Una rilevazione dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori ha analizzato i rincari sul pasto tipico della pausa pranzo sia se consumato al bar o alla tavola calda, sia se portato da casa. I numeri.
Pausa pranzo sempre più costosa. I lavoratori sono alle prese con gli aumenti relativi ai costi della pausa pranzo. L’aggiornamento delle rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, ha registrato forti incrementi di prezzo dei prodotti venduti presso punti ristoro, bar e mense: del +11,09% nel 2023, rispetto al 2019. Un pasto tipo, composto da: acqua, piatto di pasta, dessert e caffè consumato in una tavola calda/self-service può arrivare a costare 14,89 euro al giorno, per un totale di 297,80 euro al mese. Ma non tutte le parti del pasto tipico di una pausa pranzo hanno subito gli stessi rincari.
Schizza rispetto al 2001 il costo di una pizzetta rossa o di un gelato, rispettivamente (+290%) e (+316%), mentre il prezzo di una bottiglietta d’acqua, rispetto al 2001, cresce del 283%. Se il confronto avviene invece sul periodo 2019/2023, a crescere di più è il prezzo di un cappuccino e cornetto, (+22%), seguito dal costo di un tramezzino (+19%).
Gli aumenti del pranzo portato da casa
“Per chi sceglie di rinunciare alla “pausa pranzo” nei punti self-service/bar/mense e preferisce portarsi il pranzo da casa lo stesso pasto tipo home made costa circa 3,90 euro, cioè il 74% in meno rispetto a quello acquistato”, fa sapere Federconsumatori.
“Alla luce della larga diffusione di questa abitudine sono aumentate anche le opzioni a disposizione dei cittadini per preparare il proprio pasto fai da te o ricorrere a prodotti pronti, acquistabili direttamente nelle corsie di supermercati o alimentari: confezioni di piatti monoporzione, verdure cotte confezionate, affettati monodose, insalate con tanto di condimenti, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le diete. Ma, rispetto al 2019, anche i prezzi di questi prodotti sono aumentati notevolmente: in media del +10%”, conclude la nota.