Procede in modo apparentemente spedito l’iter della cosiddetta direttiva sulle case green a livello Ue. Il testo è stato approvato in commissione all’Europarlamento, ma in Italia è di nuovo polemica a livello politico tra chi si oppone alla misura e chi invece la sostiene. Il punto della situazione.

La commissione Industria al Parlamento europeo (Itre), ha approvato oggi la riforma della direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, la cosiddetta iniziativa sulle case green. La misura è passata con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti, ma non è ancora entrata in vigore perché l’iter legislativo non è finito.

Al Parlamento Ue, così come avviene in Italia, il lavoro è infatti diviso tra le commissioni competenti e l’assemblea plenaria. Le prime, formate da pochi legislatori specializzati su un settore, si occupano di studiare e modificare il testo. Alla plenaria spetta l’approvazione definitiva. Questo passaggio avverrà a marzo, poi saranno avviati i negoziati con il Consiglio, dove i singoli Paesi sono rappresentati dai rispettivi capi di Stato e di governo. In commissione Industria sono stati approvati tutti gli emendamenti di compromesso. 

Lega: “Dalla maggioranza Ue uno schiaffo all’Italia”

Nonostante non si tratti dell’approvazione definitiva, in Italia è già polemica sul contenuto del testo. “La maggioranza del Parlamento europeo guidata dalla sinistra confeziona uno schiaffo alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie italiane. La Lega si è opposta fin dal primo giorno a un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo, portato avanti senza tenere conto delle peculiarità del nostro Paese senza coinvolgere in alcun modo gli esponenti delle categorie”. Così in una nota gli europarlamentari della Lega Paolo Borchia (coordinatore Id in commissione Itre), Marco Campomenosi (capo delegazione Lega), Isabella Tovaglieri (relatrice ombra del provvedimento), Rosanna Conte, Alessandro Panza. La posizione riprende quella espressa dal leader leghista Matteo Salvini, che ha definito la direttiva una “imposizione folle”.

Il voto contrario del Carroccio in commissione

“Abbiamo votato contro in commissione Itre e continueremo a dare battaglia ripresentando i nostri emendamenti di buon senso nella sessione plenaria per fermare un’europatrimoniale nascosta che rappresenterebbe un aggravio di spese e di burocrazia del tutto non necessario a settori economici gia’ in difficolta’ e a tutti in cittadini. L’efficientamento energetico è un tema che sta a cuore di tutti noi, ma va affrontato con realismo e concretezza. Non è ammissibile che sull’altare dell’ideologia green si sacrifichino categorie produttive fondamentali per la nostra economia, l’Italia faccia squadra per fermare questa eurofollia“, aggiungono.

Toia (Pd): “Concessa più flessibilità”

Di tutt’altra opinione Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria, Ricerca ed Energia. “Sì al cambiamento ma con più tempo e flessibilità per gli Stati membri, il voto di questa mattina in Commissione industria ed energia è solo un passaggio del nostro lavoro, ma la nostra posizione sull’efficienza energetica degli edifici è sempre stata molto chiara, coerente e costruttiva. Costruttiva per i cittadini, per l’ambiente e per raggiungere al meglio gli obiettivi che sono quelli di minore consumo di energia, bollette più basse, case più salubri e moderne. Ciò che siamo certi le persone vogliono”, ha detto.

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Come Pd per settimane, dentro il Gruppo dei Socialisti e democratici, abbiamo costantemente lavorato e siamo riusciti a migliorare tutti gli aspetti più delicati della proposta e abbiamo ottenuto di più: più ampi margini sulle flessibilità riconosciute agli Stati membri, deroghe possibili per ragioni di fattibilità economica, tecnica e per mancanza di forza lavoro qualificata, aldilà di quelle già previste per edifici storici, protetti e di valore architettonico, svuotamento delle sanzioni e maggiore impegno sulle risorse che dovranno essere messe a disposizione”.

Beghin (M5s): “Passa la nostra linea”

Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, ha commentato così il via libera: “Siamo ampiamente soddisfatti. La proposta di direttiva sull’efficientamento energetico prevede sia ampie deroghe per gli Stati membri che la richiesta di un nuovo Recovery fund”. E ancora: “L’articolo 9 paragrafo 7 del testo chiede infatti la creazione di un fondo dedicato, chiamato Energy Performance Renovation Fund, che andrebbe a sostenere gli sforzi degli Stati membri per centrare gli obiettivi europei, come chiedeva il Movimento 5 Stelle. Esistono già una serie di fondi per finanziare le ristrutturazioni, compresi quelli di coesione, il Recovery Fund e il Fondo sociale per il clima, ma per rendere la transizione sostenibile davvero equa per tutti, i governi devono avere maggiori risorse a disposizione. Ringraziamo il relatore dei Verdi europei Ciara’n Cuffe per il lavoro svolto”, conclude.

Cosa prevede la norma

Secondo i dati della Commissione europea, gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo totale di energia in Europa e di un terzo di tutte le emissioni di gas serra del settore energetico. La direttiva in questione ha due obiettivi principali: il primo è quello di rendere omogenei i sistemi di classificazione energetica degli edifici dei singoli Paesi membri, creando un sistema unificato che va da quelli più efficienti (indicati con A) a quelli più energivori (G). Il secondo, invece, prevede invece che tutti gli edifici residenziali e le unità immobiliari raggiungano almeno la classe E a partire dal primo gennaio 2030, con l’ulteriore impegno a raggiungere la classe D entro il primo gennaio 2033. L’ultimo passaggio dell’iter legislativo prevede un negoziato tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue per arrivare all’approvazione di un testo definitivo entro metà giugno.

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